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Peggio di una sconfitta a tavolino, di una rovinosa caduta contro l’ultima in classifica, di venti punti di penalizzazione in campionato. Matteo Salvini  indossa la maglia del Benevento per fini elettorali e dà un pugno dritto in faccia alla storia del club, che pure di umiliazioni ne ha subite parecchie nei suoi 90 anni. 

Nel corso della sua visita nel capoluogo il leader della Lega è stato omaggiato di una divisa giallorossa con tanto di cognome sul retro. Prima l’ha mostrata ai presenti, poi se l’è messa addosso elargendo le solite frasi di circostanza farcite di complimenti ad hoc. Come a dire: prima i beneventani, sì, ma prima anche i veronesi, i vicentini, i salernitani, i tranesi, i perugini e così via fino all’infinito. Vestire una maglia dopo l’altra di giorno in giorno spogliando ognuna della sua sacralità. Solito modus operandi, canovaccio ormai rodato: alla faccia della coerenza. 

La storia del Benevento calpestata, dicevamo. E non è un’esasperazione né siamo i soli a pensarlo. Per rendersene conto basta scorrere la miriade di commenti indignati dei tifosi sanniti, furibondi sui social e non solo. E’ in effetti complicato restare indifferenti davanti a una simile macchietta, l’ultima di un “capitano” senza fascia. E sia chiaro, chi l’ha consentita ne è complice, non meno responsabile dello scempio. Offrire sul piatto d’argento uno dei grandi simboli del Sannio allo scopo di trasformarlo in una calamita per voti è inaccettabile.

Alla luce di questo non sappiamo se la società – nella persona del presidente Oreste Vigorito – abbia pensato o meno di tutelarsi da un simile danno d’immagine, ma l’impressione è che farebbe bene a prenderne le distanze. Il suo calcio e i mezzucci usati da certa politica gravitano su due pianeti distanti anni luce. Il Benevento nel suo campo ha dimostrato di saper trionfare con argomenti validi, convinzione e forza delle idee. Valori che non si trasmettono per induzione o vestizione, Salvini farebbe bene a saperlo. O forse lo sa, ma ci prova lo stesso. Con risultati imbarazzanti.