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Benevento – Nel mondo, in base alle classifiche più accreditate, la sanità italiana si piazza ai primi posti, sia in base a dati oggettivi sia nella considerazione degli utenti. Nel nostro sistema sanitario, però, c’è un baco, una falla che si chiama malasanità. Questo è il punto da cui sono partiti gli autori del libro: “Salute S.p.a.. La sanità venduta alle assicurazioni“. L’avvocato Francesco Carraro e il patrocinatore stragiudiziale Massimo Quezel hanno illustrato a Benevento, all’interno di Palazzo Paolo V –  nell’ambito dell’incontro promosso dall’esponente del Movimento 5 Stelle Francesca Maio – le particolarissime dinamiche che riguardano le connessioni tra sistema sanitario e compagnie assicurative.

Il concetto chiave da cui siamo partiti,  – spiega Carrarooccupandoci di assistenza alle vittime di malasanità, era che il sistema sanitario non andava bene e non funzionava. In realtà scavando ci siamo accorti che sostanzialmente è il contrario. Il nostro Paese, secondo una ricerca di Bloomberg, è tra i primi 3 al mondo per qualità delle prestazioni sanitarie. Addirittura nel 2017 risultiamo essere al primo posto. Tuttavia assistiamo a un fenomeno molto particolare. Gli ospedali e le ASL non trovano più le assicurazioni che vogliono e possono coprire i risarcimenti dei danni causati, perché dicono che costa troppo e i premi non bastano. Gli enti pubblici preparano i bandi a cui le compagnie non si presentano; c’è una fuga generale delle assicurazioni. Le ASL sono costrette ad auto assicurarsi con i soldi che hanno in Cassa, o meglio che non hanno. Non sanno fare il mestiere tipico delle assicurazioni, calcoli provvisionali, accantonamenti di fondi a riserva e ciò va tutto a discapito della cittadinanza”.

Nel libro, i due autori denunciano una pericolosa deriva: “Denunciamo da un lato la pericolosa deriva degli enti pubblici che fanno da sé mettendo a rischio la sicurezza delle casse regionali; dall’altro un fenomeno parallelo: in Italia assistiamo a un continuo taglio fatto da tutti i Governi, escluso questo per il momento, che ha ridotto drammaticamente le risorse. Ciò vuol dire meno posti letto, meno ospedali, medici che lavorano sotto stress emotivo, dottori e infermieri che vanno via e il ricambio non c’è. Tutto ciò mette il sistema sotto pressione, aumentano i rischi e gli errori e i risarcimenti”.

In tutto questo le compagnie assicurative cosa fanno? “Si stanno buttando a pesce su quella parte di spesa che in Italia non è coperta dal sistema sanitario nazionale e cioè quella delle tasche dei cittadini che in gergo viene definita Out of Pocket. Ci sono circa 38 miliardi di euro all’anno che i cittadini italiani spendono di tasca loro e non coperti dal servizio pubblico come invece dovrebbe essere secondo Costituzione. Di questi miliardi solo una piccola parte è mediata da una polizza assicurativa, tipo il 13%. Su tutto il resto le compagnie pescano; mercato sanitario, la white economy, è questo il loro obiettivo. Attenzione se continuiamo rischiamo di prendere la strada della privatizzazione a buon pro dei grandi colossi del business assicurativo”.

Infine chiediamo ai due autori un accenno sulla situazione della Sanità campana, soprattutto sulla questione assicurativa: “Il grande problema in Campania è che la Sanità è stata commissariata. Alcuni Consiglieri regionali hanno presentato un’interrogazione su come sono messe le ASL a livello di copertura assicurativa. In questo momento in regione non c’è un dato univoco e certo ma i cittadini devono sapere se c’è un’assicurazione che copre o sono le ASL a occuparsi  degli eventuali danni. Una ASL che si mette in auto assicurazione ha un periodo davanti di almeno 10 anni in cui rischia di tirare fuori sempre più soldi, i nostri soldi”.