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Benevento – Se è vero come è vero che il Covid ha cambiato il corso della storia, ce n’è un’altra di storia che ha subìto l’impatto del virus in maniera feroce. Una storia sportiva, ben più effimera rispetto alle tante che hanno riempito le pagine di cronaca degli ultimi mesi, ma comunque significativa. Addirittura decisiva nel rincorrersi degli eventi che hanno poi portato all’epilogo amaro della scorsa stagione giallorossa. 

Riguarda Pasquale Schiattarella, che domenica incontrerà la Strega da ex al Tardini di Parma, forse il regista più ambito della categoria perché in grado di abbinare la qualità alla sostanza farcendo il tutto con abbondanti dosi di ‘cazzimma’, termine che ama lui stesso pronunciare di frequente nelle uscite pubbliche per tracciare la via ai compagni di reparto. Una pedina carismatica – ciò che forse attualmente ancora manca alla mediana di Caserta (ma questo ce lo dirà solo il prosieguo) – e al tempo stesso imprescindibile in un progetto tattico che vede nella costruzione del gioco la via maestra per raggiungere l’obiettivo.

Il partenopeo ha vissuto una stagione e mezza da re a Benevento. Debordante nel campionato di serie B 2019/20, attento equilibratore nella prima parte di stagione in serie A, quando si era preso con prepotenza la parte alta della classifica dei migliori play del campionato. Poi è arrivato il Covid, a cui risultò positivo alla vigilia della gara di Crotone, sul finire del girone di andata. Il Benevento stava andando a mille e sembrava avviarsi spedito verso la conquista della salvezza, ma fu quello uno snodo cruciale. Il ko dello Scida e il pari-beffa con il Torino nel turno successivo al Vigorito, senza Schiattarella, misero un freno (soprattutto psicologico) al campionato dei giallorossi, che da lì non si sarebbero più ripresi. 

Non si sarebbe ripreso più neanche l’attuale regista del Parma, sempre più distante dai picchi raggiunti del girone di andata nonché defilato sul piano della leadership. Indicativo, per giunta, che la vittoria sulla Juventus – storica ma inutile in quanto l’unica di tutta la seconda parte di stagione – fu ottenuta senza il suo apporto. Insomma, dello Schiattarella pre-Covid più nessuna traccia, complice l’episodio del pugno rifilato a Insigne mai chiarito del tutto. L’addio tumultuoso si è rivelato la logica conseguenza di una storia d’amore ormai al capolinea, chiusa con una reazione verso chi dalla panchina lo aveva criticato per una conclusione sbagliata con il Crotone, in una delle pagine più brutte scritte dal Benevento di Inzaghi

L’ira di tanti tifosi, maldisposti a perdonare un atteggiamento ritenuto distaccato, ha fatto il resto spalancando le porte a una cessione inevitabile. “Qualcuno non ha remato nella stessa direzione”, ha scritto lui al momento dei saluti gettando un altro ideale punto interrogativo sulle macerie di quella stagione. Si tolse dalla scarpa un sassolino pesante quanto un macigno, ma la domanda resta: chissà se domenica, tra i compagni che si troverà davanti, ci sarà anche chi a suo dire ha sabotato una barca altrimenti avviata verso il porto sicuro della salvezza. Sarebbe bello saperlo.