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L’ordinanza firmata nella serata di ieri dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, tra le varie cose, ha disposto anche la chiusura delle scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio campano.

Una decisione, com’era lecito attendersi, che ha dato luogo a numerose polemiche. Senza entrare nel merito della deliberazione di De Luca, che oggettivamente risulta essere in controtendenza rispetto alle scelte che da più parti si stanno portando avanti, ciò che davvero non convince del provvedimento è l’incapacità di operare una distinzione tra le specificità dei diversi territori campani

La Campania, ci si consenta una banalità, non può essere considerata un blocco monolitico sotto molteplici aspetti. Per intenderci: la densità abitativa della Provincia di Napoli non è quella del Sannio e la morfologia del casertano ben poco ha a che vedere con quella dell’Irpinia.

Per mettere un freno alle proteste che sono subito montate a ordinanza emanata, lo stesso De Luca ha pubblicato un resoconto dei contagi verificatosi nelle scuole, tale – a suo giudizio – da decretarne la chiusura. Questo il grafico:

 

Appare subito evidente una cosa: le province di Benevento, Avellino e Salerno sono espunte dal resoconto pubblicato da De Luca, poiché i contagi verificatisi negli istituti scolastici di queste province sono minimi, o comunque non tali da giustificare la sospensione della didattica in presenza. 

E ciò fa il paio con quanto si diceva poc’anzi: si tratta di territori diversi, con peculiarità diverse, tassi di densità abitativa differente, distanze tra comuni e comunità non paragonabili e così via.  Fattori che, semplicemente, determinano anche condizioni epidemiologiche diverse. La situazione trasporti pubblici nel napoletano, solo per citare quello che appare uno dei nervi scoperti di tutta l’intera faccenda, non può esser considerata sovrapponibile alla situazione che si vive nel beneventano, nell’Irpinia o nel Cilento. 

Dunque, se gli epidemiologi dell’Unità di Crisi della Regione Campania hanno ritenuto che i dati provenienti dalle scuole dell’area napoletana e casertana (così come asserito dalla stessa Regione) fossero tali da dover procedere a una misura così drastica, perché non si è immaginato un provvedimento che tenesse conto della differenza tra le aree geografiche?

Ci sono intere aree del Sannio, dell’Irpinia e del Salernitano dove non si è verificato un singolo caso di contagio da Covid-19 negli istituti scolastici. Perché mai, viene da chiedersi, se ne deve decretare la chiusura?

Insomma, se la tendenza generale sembra ormai essere quella di contenere l’epidemia attraverso atti mirati, la decisione della Regione Campania appare francamente spropositata nel suo carattere omologante. Certo, poi bisognerebbe interrogarsi su quanto è stato fatto in questi mesi. Sui posti letto, sul personale sanitario, sull’accesso agli strumenti diagnostici. Ma questo è un altro discorso…