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Cautano (Bn) – E’ finito in manette Luigi Procaccini, imprenditore 64enne di Cautano coinvolto in una maxi operazione della Dia di Firenze e della polizia di Siena. L’azione degli agenti si è conclusa con l’arresto di tre persone (Procaccini e altri due soggetti) accusate di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti contro la persona e il patrimonio.

Gli arrestati, in particolare, sono accusati di appropriazione indebita, sfruttamento dei lavoratori sottoposti a condizioni degradanti, peculato, truffa aggravata, sottrazione fraudolenta di beni al fisco, auto-riciclaggio e violenza sessuale. Sequestrate anche quote societarie per oltre 600 mila euro.La Direzione investigativa antimafia del capoluogo toscano, con la collaborazione dei poliziotti della questura senese e i carabinieri del nucleo dell’ispettorato del lavoro di Siena, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’imprenditore Luigi Pergamo, nato e residente a Salerno, 44 anni, e degli arresti domiciliari a carico dell’avvocato Carmela Ciminelli, nata in provincia di Potenza e residente nella provincia di Salerno, 38 anni, moglie di Pergamo, e dell’imprenditore Luigi Procaccini, nato a Benevento, 64 anni.

Secondo gli inquirenti, la presunta organizzazione criminale si sarebbe avvalsa anche di due notai per la formazione di numerosi atti pubblici societari, quali volture di cessione di quote, affitto di aziende, cessioni di aziende, ideologicamente falsi circa la reale indicazione e titolarità effettiva dei soggetti coinvolti. Nei loro confronti è stata richiesta la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio, che sarà eventualmente applicata all’esito dell’interrogatorio. Dalle indagini sarebbe emerso che a capo della presunta organizzazione c’era Luigi Pergamo che, con l’aiuto della moglie e dei suoi stretti collaboratori, per assicurare vantaggi e utilità a cosche calabresi, avrebbe messo in piedi “una complessa attività illecita di spoliazione sistematica di beni delle aziende (strutture alberghiere) che conduceva, raggirando i cedenti sulla propria solvibilità, frodando il fisco, impiegando personale a nero ed intestando diverse società a prestanome”.

Tra i vari passaggi societari sarebbero emersi contatti con soggetti riconducibili alla criminalità organizzata calabrese, tuttora in corso di approfondimento.Tra i reati contestati, vi sono anche i reati d’intestazione fittizia di beni e appropriazione indebita, “in quanto i pagamenti destinati alle società fittiziamente intestate incaricate di gestire gli alberghi, soprattutto a Chianciano Terme (Siena), venivano dirottati verso altre persone giuridiche con sede in altre città e apparentemente non riconducibili alle stesse persone fisiche, con grave nocumento ai creditori delle strutture alberghiere, di fatto insolventi e/o morose”. Secondo le accuse, con questo meccanismo sarebbero state truffate importanti società di servizi pubblici toscane, che di fatto hanno subito un pesante danno.

Di particolare rilievo la contestazione del reato d’intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro, il cosiddetto caporalato, emerso “in quanto Pergamo e due dei suoi prestanome avrebbero impiegato e/o reclutato, nell’ambito delle attività alberghiere gestite dall’associazione, manodopera in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori” chiamati a sottostare “a paghe di circa 500,00/800 euro al mese per prestazioni di lavoro di 10/12 ore al giorno, senza riposo settimanale, senza ferie né versamento di contributi”, e “alcuni dipendenti non sono mai stati retribuiti e due donne hanno anche denunciato episodi di violenza sessuale da parte del datore di lavoro”.

Il gip del Tribunale di Firenze, Alessandro Moneti, a conclusione delle indagini coordinate dal sostituto procuratore Giulio Monferrini della locale Direzione distrettuale antimafia, ha disposto 15 perquisizioni locali di società riferibili agli indagati – alcune risultate inesistenti – con sedi a Firenze, Milano, Roma, Rimini, Chianciano Terme (Siena), il sequestro delle quote del capitale sociale di 15 persone giuridiche, per un valore complessivo di oltre 600.000 euro, nonché 2 perquisizioni presso gli studi di due notai, entrambi di Firenze. L’attività di indagine, coordinata dal II reparto della Direzione investigativa antimafia, ha riguardato le province di Firenze, Siena, Salerno, Benevento e Napoli, e ha visto impegnati anche il personale della Dia di Napoli e Salerno, dei comandi provinciali carabinieri e guardia di Finanza e delle questure nelle province interessate dal provvedimento dell’autorità giudiziaria.