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Sulla vicenda del taglio del glicine nel giardino dei padri Scolopi a intervenire è Luca Coletta, esponente di CivicA, movimento politico che alle prossime elezioni comunali sosterrà la candidatura a sindaco di Luigi Diego Perifano. Scrive Coletta:

“Voi che vi deliziavate alla vista del maestoso glicine straripante dalle mura di via de Nicastro, sappiate che quell’angolo di perfezione è morto per sempre.

Come infatti appreso dagli organi di stampa, il glicine dimorante da 150 anni nel giardino dei padri Scolopi – dal 2010 di proprietà del Conservatorio – è stato interamente rimosso insieme a tutti gli alberi presenti.

Perché? Per una doverosa ripulitura, anche a fronte delle sollecitazioni in tal senso dei residenti.

Questo il succo delle stupefacenti dichiarazioni rilasciate al Mattino dal direttore del Conservatorio, Giosuè Grassia, che – all’insaputa del presidente Antonio Verga, autore di un esposto ai Carabinieri, ma di concerto col direttore amministrativo Jonathan Zotti – ha incaricato una ditta privata non meglio identificata di fare un po’ di “pulizia”.

Sorvoliamo sulla specializzazione della ditta e sul modo in cui è stata scelta. Ma come si possa definire pulizia uno sfacelo simile è cosa che lascia basiti.

Un tale approccio nei confronti di piante secolari, ubicate per di più in un complesso del Settecento in pieno centro storico, da parte di alcuni dei massimi organi di un’istituzione culturale del livello del Conservatorio è inaccettabile. E inaccettabile è che alla prima, presunta rimostranza si proceda in maniera tanto rozza e sommaria, senza tenere conto a questo punto del parere contrastante ma altrettanto importante degli altri residenti che hanno protestato contro gli abbattimenti.

Insomma se si tratta di verde a Benevento chiunque può fare quello che vuole, anche in zona Unesco, anche su una pianta evidentemente monumentale – e che sarebbe formalmente tale se il Comune in questi anni si fosse preso la briga di effettuare l’apposito censimento -, in barba al presidente dell’istituzione proprietaria, al regolamento comunale del verde, alle leggi esistenti in materia e alla Soprintendenza, che comunque ha avviato una propria inchiesta.

Il presidente Verga dichiara di essersi già attivato presso il Ministero per ottenere i finanziamenti che dovrebbero riportare il giardino all’antico splendore. Opera meritoria, ma francamente ci risulta difficile capire come potrà ripristinarsi lo splendore di un glicine di 150 anni, delle querce e degli altri alberi in quattro e quattr’otto grazie a un finanziamento.

In questo panorama triste, l’unica buona notizia è che si allarga il fronte dei cittadini che, incoraggiati anche dalle battaglie dei comitati, prendono sempre più coscienza dell’offesa inferta quotidianamente all’ambiente e si oppongono. Vedi il caso del leccio della Villa dei Papi, salvato in periculo mortis da un gruppo di benemeriti abitanti della Pacevecchia.

Purtroppo, quando le istituzioni non tutelano ciò che dovrebbero tutelare, non vigilano sui comportamenti distruttivi messi in atto dai privati, ma addirittura li incentivano con ciniche ordinanze volte a seminare il panico, come ad esempio quella indirizzata ai condomìni della città, ai cittadini non resta che l’ingrato compito di difendersi da soli e fare le veci dei loro rappresentanti”.