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San Salvatore Telesino – C’è una città invisibile. C’è il segno di quelle mura che danno l’idea dell’esistenza dell’antica Telesia, e c’è un incredibile patrimonio sepolto che aspetta di essere valorizzato.

Ci sono poi gli studi e le ricerche, resi possibili da un accordo quadro tra il dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II ed il Comune di San Salvatore Telesino che hanno finalmente restituito un’immagine, dato forma, a quella che è la Telesia sepolta.

Di questo si è parlato stamattina nel corso dell’incontro “Telesia tra restauro e prospettive di valorizzazione” ospitato dall’Abbazia di San Salvatore Telesino. L’occasione, è stata quella offerta dalla presentazione della tesi di laurea “Un percorso per le mura di Telesia” dell’architetto Andrea Esposito.

Nel corso degli interventi introdotti dal sindaco di San Salvatore Telesino Fabio Massimo Romano, la professoressa Valentina Russo, il professore Pasquale Miano, il funzionario della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Benevento e Caserta Antonella Tomeo e la ricercatrice in Conservazione dei Beni Architettonici Giovanna Ceniccola del Dipartimento di Architettura dell’università federiciana hanno raccontato le ricerche svolte sul campo, le ricostruzioni, la lettura delle fonti archivistiche e l’analisi del paesaggio agricolo attuale e dei materiali delle mura. Solo così è stato possibile arrivare alla mappatura di quella che era Telesia. Con le sue terme, il suo anfiteatro, la sua basilica e tutti quei luoghi che rappresentavano il centro della vita dell’antica cittadina.

Adesso che gli studi ne hanno restituito l’immagine, c’è da lavorare sul recupero ed il restauro del sito archeologico. Ben sapendo che, su questo sono stati tutti d’accordo, non si può prescindere dalla conoscenza. E quindi dagli studi che devono necessariamente continuare.

“Noi oggi conosciamo – ha spiegato il primo cittadino Romano nel suo intervento – il grande patrimonio archeologico che abbiamo nel nostro territorio e sappiamo che è arrivato il momento di valorizzare questo patrimonio. Grazie agli studi svolti oggi possiamo finalmente vedere com’era fatta la nostra Telesia. Ma c’è da lavorare ancora molto per poter far conoscere il nostro patrimonio e togliere finalmente la polvere dalla nostra storia. Lo faremo anche grazie a collaborazioni con partner importanti come l’Università Federico II. Anche perché sappiamo che la valorizzazione di questo territorio porterà importanti ricadute, anche in termini economici”.