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Ci siamo, mancano ormai poche ore al cambio: dopo sette mesi ritorna l’ora solare. La notte tra sabato 27 e domenica 28 ottobre, alle 3, bisognerà spostare le lancette degli orologi un’ora indietro – anche se molti dei nostri dispositivi lo faranno automaticamente – fino al 31 marzo prossimo quando, alle 2, si ripresenterà l’ora legale.

Il cambio di ora ci consentirà nel weekend di dormire sessanta minuti in più, recuperando così quell’ora di sonno persa lo scorso 25 marzo. L’ora solare ci accompagnerà per i cinque mesi invernali: le mattine avranno, dunque, più luce mentre la sera il sole tramonterà prima. Con il cambio dell’ora si entra “ufficialmente” nel periodo dell’anno più freddo con tutti i suoi pro e contro. Perché siamo ‘costretti’ a spostare le lancette? 

L’ora legale era stata introdotta con una legge del 1965, in un periodo in cui cresceva costantemente il fabbisogno energetico. Le lancette degli orologi vengono spostate due volte all’anno per adeguarsi ai cambiamenti stagionali nelle fasi luce-buio e sfruttare così la luce naturale disponibile in un dato arco di tempo. La principale ragione di dover sopportare il doppio cambio è, quindi, il risparmio energetico. 

La notizia rilevante è che potrebbe essere l’ultima volta. A inizio anno l’Europarlamento aveva votato contro l’abolizione del cambio ora legale-ora solare, rimandando la questione a una “valutazione approfondita” da parte della Commissione Europea. Commissione che, a distanza di qualche mese, si è detta favorevole e ha rilanciato l’idea. Un sondaggio su base volontaria, ha rivelato che l’80% degli intervistati è contrario allo spostamento delle lancette.

L’annuncio di una possibile abolizione viene direttamente dalle parole del presidente Jean-Claude Junker: saranno gli Stati membri a decidere se applicare o meno, in maniera permanente, l’ora legale o quella solare. L’augurio è quello di arrivare a un certo coordinamento tra i Paesi. Se si decidesse di adottare l’ora legale, questo sarebbe il penultimo cambio di sempre e l’ultimo autunnale.