I militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale di Benevento, in un’operazione volta alla tutela dei boschi, coadiuvati dalle Stazioni Carabinieri Forestale di Cerreto Sannita e Benevento, nei giorni scorsi hanno tratto in arresto in flagranza di reato due uomini, posti agli arresti domiciliari, prima del rito per direttissima da parte dell’ Autorità Giudiziaria (svoltosi nella giornata di ieri con la convalida dell’arresto e la rimessa in libertà dei soggetti) in quanto responsabili di furto aggravato di legna di faggio, in area demaniale nell’ambito del territorio del Parco Regionale del Matese, tra l’altro zona sottoposta a vincolo paesaggistico.
Un terzo soggetto è stato denunciato in stato di libertà. I fatti sono avvenuti nella tarda serata di ieri, in agro del Comune di Pietraroja alla località Pesco Rosito. A seguito dell’operazione, sono stati posti sotto sequestro circa sei quintali di legna, risultati pronti per il trasporto mediante un SUV, oltre ad una motosega e altri materiali utilizzati per il taglio abusivo degli alberi. Altresì, i militari hanno recuperato e stimato circa cinquanta quintali di legna, già depezzata e pronta per essere trasportata. Vista la recente criticità in termini di aumento dei prezzi delle fonti energetiche come il gas ed il pellet, il ricorso all’uso del legno quale fonte di riscaldamento delle abitazioni potrebbe diventare la scelta privilegiata, avendo come conseguenza un aumento delle attività illecite legate al taglio abusivo di boschi. Il previsto taglio del consumo del gas ed il conseguente incremento del prezzo, ha provocato un’impennata dei prezzi al dettaglio del legname, tanto che da un monitoraggio si sta registrando una crescita dei prezzi che va dal 20 al 50 %. Pertanto, i controlli verranno intensificati in tutte le aree boscate della provincia di Benevento, affinché il bosco non diventi una fonte di approvigionamento per gli ecocriminali. L’intera filiera del legno dal taglio furtivo, trasporto e commercio verrà attenzionata attraverso controlli mirati presso le ditte autorizzate, lungo le arterie stradali e attraverso l’uso dei droni per osservare dall’alto le aree montane più impervie e di più difficile accesso.
Le persone coinvolte sono da ritenersi sottoposte alle indagini e quindi innocenti fino a sentenza definitiva.