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Benevento – Dieci anni fa il sito seriale “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)” entrò a far parte del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, grazie ad un voto a Parigi della 35a Commissione di questa costola delle Nazioni Unite. Si concludeva, così, anche il percorso per l’inserimento di Santa Sofia nella lista dei beni culturali Patrimonio Unesco perché l’edificio di piazza Giacomo Matteotti, voluto dal principe longobardo Arechi II era entrato quale parte integrante del sito seriale dei Longobardi. Presente oggi a Palazzo paolo V anche una piccola scultura del  patrimonio Unesco. 

Un evento da celebrare, come è stato fatto oggi dal Comune di Benevento, con l’intento di rilanciarne valore, ruolo ed importanza. Se per l’Italia quel voto parigino sanciva la presenza del 46° sito iscritto nella celebre lista dell’Unesco, per il Sannio, si trattava del secondo riconoscimento dopo l’Acquedotto vanvitelliano che alimenta la Reggia di Caserta, ma che, come forse non tutti sanno, inizia proprio in territorio beneventano.
La serie “I Longobardi in Italia” comprende le più importanti testimonianze monumentali Longobarde esistenti sul territorio italiano, che si trovano dal nord al sud della penisola, laddove si estendevano i domini dei più importanti Ducati Longobardi che formarono quella che possiamo definire la prima “nazione” italiana. Da Cividale del Friuli, al complesso monastico di San Salvatore – Santa Giulia a Brescia, dal castrum di Castelseprio-Torba (VA), al Tempietto del Clitunno a Campello (PG), dalla Basilica di S. Salvatore a Spoleto (PG), appunto alla Chiesa di Santa Sofia a Benevento, per giungere poi al Santuario Garganico di San Michele a Monte Sant’Angelo (FG), a testimoniare sia della enorme importanza della dominazione longobarda in Italia, sia dello straordinario patrimonio artistico e culturale che ci hanno lasciato. Presenti questa mattina il Prefetto Carlo Torlonatano, l’assessore regionale al Turismo Felice Casucci, il sindaco di Benevento  Clemente Mastella e il direttore dell’Ufficio diocesano dei Beni Culturali, mons. Mario Iadanza. In collegamento via skype i Comuni degli altri siti Unesco 

L’assessore regionale Casucci ha sottolineato: “Occorre fare un passo ulteriore. Gli attrattori culturali non possono essere avulsi dalla realtà economica. Occorre fare investimenti per il campo turistico e sociale. Questi aspetti devono essere messi a sistema. Santa Sofia non è patrimonio statale, bisogna capire come possano esserci elementi funzionali all’idea del turismo con sostegni economici all’impresa. Fino a ora questo non è stato fatto”.

Il sindaco Clemente Mastella ha detto: “Conoscere i nostri progenitori. Queste bellezze devono essere attrattori turistici e pensare alla natura gastronomica e non disperdere il valore storico. Noi andremo a  Benèvènt l’Abbaye, un comune francese di 861 abitanti situato nel dipartimento della Creuse nella regione della Nuova Aquitania per rilanciarne il gemellaggio”.

Il Prefetto ha ricordato come il complesso Santa Sofia sia in un buono stato e ha assicurato la massima collaborazione con l’assessore comunale alla Cultura Rossella Del Prete per nuove iniziative di collaborazione dell’importante bene culturale