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La violenza, fisica e psicologica, contro le donne da parte degli uomini non si arresta: omicidi, stupri, stalking, molestie, soventi sul lavoro, maltrattamenti domestici sono gli aspetti di uno dei tratti dominanti della nostra società. Una società a dominazione maschile fondata sulla forza e sul dominio in tutti i campi, basata sulle tante disuguaglianze, tra cui spicca quella di genere, che alimenta la cultura della violenza sulle donne.

Sono delitti caratterizzati spesso da una relazione affettiva. Secondo i dati della Polizia di stato, pubblicati in questi giorni, il 55% dei casi di violenza sulle donne è opera di un convivente.

Un segnale positivo viene in queste ore dal Senato che ha approvato in via definitiva, con voto unanime, una nuova legge contro la violenza sulle donne e la violenza domestica. Dal 2013, dalla Convenzione di Istanbul – il trattato internazionale sulla prevenzione e la lotta contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, in vigore dal 1° ottobre 2023 in tutta l’Unione europea a seguito di ratifica del Parlamento europeo, con l’astensione di Lega e Fratelli di Italia – tanti sono stati i provvedimenti legislativi che hanno affrontato il problema, anche con inasprimento delle pene. Ma è chiaro che le sole leggi non bastano.

Va combattuta la cultura del patriarcato, la pretesa superiorità degli uomini sulle donne. Bisogna lavorare per l’affermazione di una cultura del rispetto e del rifiuto della sopraffazione, puntando sull’educazione in famiglia, a scuola, nei luoghi di lavoro, nella società.

Come ha detto il presidente Mattarella per il 25 novembre dello scorso anno, lo Stato deve sostenere le donne che hanno la forza di denunciare assicurando le necessarie risposte in tema di sicurezza, protezione e recupero e puntare sulla prevenzione.

Ha ragione Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, una delle ultime massacrate da chi sosteneva di amarla, quando dice che è importante l’intervento degli uomini per porre fine immediatamente ad accenni di violenza sessista di chi è loro vicino, conoscente, amico, collega; va spezzata la solidarietà maschile. E ha anche ragione quando denuncia che con i femminicidi non siamo in presenza di mostri, ma di “bravi ragazzi” figli della cultura patriarcale del nostro tempo. Da qui la responsabilità di ogni uomo e dello Stato.

L’obiettivo da raggiungere non può che essere un’effettiva parità di genere. Soprattutto non bisogna stare in silenzio, bisogna denunciare e far sentire la propria voce.

Anche a Benevento le donne devono far sentire la propria voce. Lo facciamo, per la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, venerdì 24 novembre, ore 17 nella città capoluogo, altezza Prefettura, con una fiaccolata, per accendere le coscienze, per non stare in silenzio mai più, insieme alle associazioni, agli studenti, ai movimenti politici, alla cittadinanza: non una semplice ricorrenza, ma una giornata di lotta … tutti i giorni.