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Non si è ancora abbastanza vigili sul comportamento degli adolescenti rispetto alle forme di violenza di cui possono essere autori o vittime inconsapevoli. Tanto è emerso dal convegno “Contro la violenza di genere” organizzato presso l’IS Palmieri di Benevento dai proff. M. Carrozza e S. De Rienzo. Presenti protagonisti esperti: la Onlus “Gens Nova” e ANFI (Associazione Nazionale Finanzieri d’Italia) nelle persone di Antonio Maria La Scala, vice presidente nazionale e Andrea Grasso, presidente della sezione di Amorosi (BN). Sono intervenuti la dirigente Maria Marino per un breve indirizzo di saluti e Luisa Faiella, presidente regionale dell’associazione, per illustrarne le finalità di formazione e di prevenzione.

Spontaneità, interattività nell’approccio e un linguaggio coinvolgente hanno consentito alla platea degli studenti di avvalersi della competenza dell’avvocato La Scala, docente di Diritto penale presso l’università di Bari. “Ogni forma di violenza può essere riconosciuta sin dagli albori dei maltrattamenti” è il messaggio. Saperli riconoscere può aiutare a disinnescare la violenza prima che sia troppo tardi. “Se vi si chiede di non agghindarvi, di non usare troppo rossetto , di non rivolgere la parola ad alcun altro uomo, sappiate riconoscere queste richieste come segnali precoci cui reagire prontamente con l’allontanamento del presunto affetto. Il rischio è che donne non ben strutturate sul piano psicologico ed affettivo possano vivere una fase successiva di violenza, destinata ad una tragica escalation. Con l’ausilio di video ricostruiti dalla Polizia postale e il ricorso a fattidi cronaca il giurista ha arricchito e supportato i temi trattati. Particolare enfasi ha posto nel mettere in guardia i ragazzi dal bullismo e cyberbullismo di cui spesso sono misconosciuti o sottovalutati i reati che vi si accompagnano: detenzione, diffusione e pubblicazione di materiale pedopornografico con conseguente condanna da uno a cinque anni di reclusione. “Un semplice click su “mi piace” o una condivisione sono solo apparentemente innocui e possono condizionare la vita anche professionale, ammonisce il giurista”.

Sulla pedopornografia il docente ha allertato i ragazzi a saper riconoscere tra gli interlocutori in chat un adulto che tenta di farsi passare per un coetaneo. I segnali sono inequivocabili: utilizzo di un linguaggio formale, attenzione alla vita privata e agli interessi della vittima in un crescendo in cui si richiede di passare a “stanze private” di siti “compiacenti” per saggiare la voglia di clandestinità dei giovani interlocutori. Lo step successivo potrebbe essere quello di un invito de visu per la consegna di “regali”: playstation, bigiotteria, smartphone sono gli strumenti comuni per l’adescamento.

E sono proprio le inconsapevoli vittime a dichiarare l’interesse per l’uno o l’altro oggetto durante le conversazioni in chat. Sembra non sia facile stanare quanti si macchiano di tali reati in quanto, riferisce il docente, questi “manipolatori di menti” comunicano attraverso codici e nella maggior parte dei casi non si conoscono tra di loro. Quello che è certo, conclude,è che spesso si tratta di insospettabili colletti bianchi che hanno alle spalle famiglie che ignorano le persone con cui condividono la vita.