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Tre minuti e cinquantacinque secondi, tanto è durato il confronto tra l’arbitro Luca Zufferli e il Var Valerio Marini prima di revocare un rigore in favore della Reggina. Un rigore frutto di una svista clamorosa del fischietto friulano sull’episodio che aveva visto protagonista Riccardo Improta. Nessun fallo di mano, la palla nella circostanza aveva prima impattato con la sua coscia sfiorando poi il braccio, rimasto parallelo al corpo. Visto che staccarlo non si può, in situazioni simili l’eventualità di un rigore non è neppure contemplata. Eppure sono serviti ben tre minuti per andare finalmente all’on field review e sessanta secondi addizionali per annullare quanto inizialmente sancito senza l’ombra di un tentennamento. 

Quando l’arbitro ha sentenziato il cambio di rotta tra i fischi dello stadio Granillo era il 70′, il punteggio era fermo sul 2-1 per i padroni di casa e il peggio doveva ancora arrivare. L’utilizzo della tecnologia, talvolta difettoso, dà modo ai protagonisti di sentirsi periodicamente derubati di qualcosa. Il Var passa dall’essere rifugio sicuro ad alibi consolidato, soprattutto quando gli animi si surriscaldano. La Reggina qualche minuto dopo ha infatti alzato la voce sul secondo gol del Benevento, contestando la posizione di Capellini sul mancino vincente di Acampora. L’arbitro l’ha giudicata passiva, l’ambiente amaranto si aspettava l’annullamento perché il difensore – disteso a terra e nettamente davanti all’ultimo uomo amaranto alla partenza del tiro – avrebbe coperto la visuale al portiere Ravaglia.

Superpippo, che in occasione del macchiettistico penalty era stato pizzicato dai microfoni a bordocampo nel tentativo disperato di convincere Zufferli a desistere (“E’ rigore netto, è rigore netto, non scherzare oh!”), stavolta si è trincerato in un anonimo silenzio stampa con il supporto della società. A parlare per tutti è stato il direttore sportivo Massimo Taibi, la cui idea di ‘ingiustizia‘ è stata avallata  all’unanimità dagli ospiti di Sky Sport. Non una parola sulla direzione di gara nel complesso, ancora una volta parsa insufficiente (insicurezza, metro di giudizio ambiguo, dialogo balbettante), solo levate di scudi legate a un singolo episodio che per quanto importante non può certo tracciare un quadro completo. Un errore nell’errore, perché di episodi dubbi, contestati, controversi, ormai ne è piena ogni gara di questo calcio ultramoderno. E che la tecnologia sia in grado di favorire o sfavorire, è qualcosa che questo Benevento conosce bene. A Ferrara, soltanto due settimane fa, i giallorossi furono privati di un gol regolare proprio a causa di un utilizzo equivoco del monitor.

Dunque, il Var facilita le decisioni (se usato bene) e alimenta quella che comunemente definiamo ‘rosicata’. C’è un altro effetto che produce, a dirla tutta. Autorizza i protagonisti del carrozzone a fuggire dalle proprie responsabilità. Se il Benevento è uscito indenne dal Granillo è anche perché nella ripresa ha giocato nettamente meglio degli avversari. E se questo è stato possibile, qualcosa è dovuto a una Reggina completamente sparita dal campo per lunghissimi tratti. Fattori che passano in secondo piano proprio causa Var, lo strumento perfetto per chi è alla continua ricerca di scuse. 

Taibi: “Gol del pareggio da annullare. Al var mettiamo ex calciatori”