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Caserta -Modificare subito il regolamento che disciplina la riscossione della Tari, perché così com’è aiuta pochi e penalizza tutti. E’ quanto sostengono il Comitato di disoccupati e precari, il Centro Sociale Ex Canapificio, la Caritas Diocesiana e il Comitato Città Viva, firmatari di una richiesta inoltrata al comune di Caserta a novembre scorso e ancora in attesa di risposta.

Una richiesta dettagliata sulle criticità emerse nell’inquadramento della reale capacità contributiva delle famiglie casertane, e tanto di soluzioni da adottare a sostegno di centinaia di famiglie dove il gap tra italiane e straniere è oramai azzerato. Al momento della presentazione del documento, il riferimento andava agli oltre 260 nuclei familiari che si erano rivolti allo Sportello per il Sostegno al Reddito per beneficiare di informazioni sulle varie agevolazioni e forme di sostegno al reddito esistenti, decine di famiglie interessate a Lavori di Pubblica Utilità, ai Buoni Libri e alle agevolazioni Tari. Da qui l’urgenza di fare rete per segnalare l’incongruità di una selezione che faceva sconti effettivi sulla tassa rifiuti a meno di 40 famiglie in tutta Caserta.

“Una nostra recente inchiesta, condotta sulla base della situazione debitoria di sole 15 famiglie casertane – ha sapere la cordata di associazioni – ci ha consentito di quantificare il debito complessivo accumulato da questi nuclei familiari per una cifra che si aggira intorno agli 80 mila euro. Il problema a monte di tali incongruenze sta nel fatto che tra i requisiti di accesso all’esenzione per indigenza, oltre all’ISEE pari a 0,00, nel 2014 fu inserita anche la categoria catastale compresa tra l’A3 e l’A6”.

Le criticità dell’inquadramento della reale capacità contributiva hanno generato situazioni debitorie complesse soprattutto a carico di famiglie che vivono nella soglia di povertà, che hanno accumulato situazioni debitorie nel confronti del Comune di Caserta, che incontra a sua volta difficoltà notevoli nella riscossione di tali crediti. La cordata di associazioni fa notare anche che quando nel 2014 fu emesso il Regolamento dell’Imposta Unica Comunale (IUC), le modalità di determinazione dell’ISEE erano ancora soggette a facili errori ed omissioni, mentre dal gennaio 2015 l’ISEE fu profondamente rinnovato sia dal punto di vista delle regole di calcolo sia nelle procedure, e nel corso del 2018 lo stesso modello diventerà uno strumento sempre più realistico ed affidabile, giovando di una pre-compilazione incrociata da parte dell’INPS e dell’Agenzia delle Entrate.

“Pertanto, – commentano le associazioni – si ritiene che la persistenza del requisito della categoria catastale, per l’accesso all’esenzione totale, sia attualmente anacronistico e discriminante, oltre poco agevolante l’Amministrazione nella determinazione della reale capacità contributiva del nucleo familiare. La richiesta della stessa categoria catastale ha determinato una discriminazione de facto tra le famiglie che risiedono in abitazioni di tipo popolare, in quanto alcuni rioni (ad esempio il Rione Vanvitelli) a Caserta risultano classificati come abitazioni civile (A2) e dunque, pur con l’ISEE pari a 0,00, la strada per l’esenzione risulta preclusaRiuscire a determinare con maggiore efficacia la capacità contributiva, determinando una maggiore equità fiscale, non va soltanto a vantaggio dei contribuenti che versano in difficoltà economico-finanziarie, ma anche dell’Amministrazione, che potrebbe giovare di una maggiore capacità di riscossione dei crediti che rappresenta oggi una delle tracce di lavoro individuate dalla Corte dei Conti per incrementare l’efficienza amministrativa dell’ente”.

Dato il problema, trovata la soluzione: “Il Comune di Caserta ha ricevuto un Bonus di 67 mila euro in virtù dell’accoglienza che sta effettuando con lo SPRAR quali fondi a titolo di ristoro forfettario per spese varie ed eventuali” – sottolineano i firmatari della proposta inoltrata al Consiglio comunale di Caserta – Inoltre il Comune di Caserta riceve ogni anno una cifra che si aggira tra i 10 mila e i 20 mila euro, grazie alla destinazione dei contribuenti del 5×1000 all’Ente. Tali cifre possono essere destinate dunque alla copertura finanziaria di un’apertura, in via sperimentale, delle agevolazioni Tari, nell’ottica di rispondere alle esigenze di nuclei familiari che versano in condizioni di indigenza, ma anche di determinare con precisione, sulla base delle istanze presentate, il fabbisogno necessario per rendere tali agevolazioni strutturali”.