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Paolo Romano non mi ha mai minacciato esplicitamente, ma fece pressioni su di me affinchè sostituissi la responsabile del distretto sanitario di Capua da me nominata con una persona di suo gradimento. Pressioni che si concretizzavano spesso in precisi attacchi dei media contro di me e in continui controlli ispettivi presso gli ospedali Asl”.

L’ex direttore generale dell’Asl di Caserta Paolo Menduni conferma in aula, al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), le denunce presentate contro l’ex presidente del Consiglio Regionale della Campania Paolo Romano, ex uomo forte di Forza Italia e del Pdl nel Casertano, arrestato nel maggio del 2014 per tentata concussione proprio sulla base delle accuse che Menduni formalizzò alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, allora guidata da Corrado Lembo, oggi Procuratore di Salerno.

Con Romano sono sotto processo anche l’ex consigliere regionale Ncd Eduardo Giordano e l’avvocato Francesco Pecorario. Nell’ambito della stessa inchiesta, il quarto indagato che aveva scelto il rito abbreviato, il giornalista Giuseppe Perrotta, fu assolto il primo dicembre del 2015. Quella di oggi, dunque, era l’udienza pià importante del processo, in cui Menduni era chiamato a confermare le accuse e a riferire del clima che, tra il 2012 e il 2013, si respirava all’Asl di Caserta; di lì a poco l’azienda pubblica, oggetto degli appetiti della politica, sarebbe stata travolta da numerose inchieste giudiziarie relative per lo più a vicende di appalti finiti in cambio di tangenti ad imprenditori collusi con il clan, che hanno portato agli arresti di funzionari di vertice dell’azienda, come Giuseppe Gasparin e Raffaele Crisci, collaboratori di Menduni, ma anche di politici di primo piano come l’ex consigliere regionale del Pdl Angelo Polverino.

Menduni invece non è stato toccato dalle indagini, e nel novembre 2014 ha salutato l’Asl casertana dopo averla guidata per quattro anni prima come commissario, quindi come manager. Menduni, rispondendo alle domande del pm e di quelle dei legali Nicola Garofalo e Giuseppe Stellato, difensori degli imputati, ha raccontato delle pressioni subite dalla politica per le nomine da lui fatte, ripercorrendo le tappe della vicenda, datata 2012, oggetto del processo, riguardava la nomina del funzionario del distretto sanitario di Capua, città di cui è originario Paolo Romano, che qui aveva il suo feudo elettorale. Menduni nominò la Tessitore, che era alla prima esperienza come direttore di distretto, provocando la reazione di Romano, che secondo l’accusa, avrebbe iniziato ad esercitare pressioni su Menduni attraverso la stampa locale, in particolare la Gazzetta di Caserta, e mediante attività di verifica ispettiva negli ospedali casertani gestiti dall’Asl.

Nominai la Tessitore perché aveva i titoli per l’incarico – ha spiegato Menduni – ma quando vidi Romano in Consiglio regionale, lui esplose e mi disse ‘sono io che devo decidere, come ti sei permesso di nominare una persona che non era nella mia base elettorale’”. “Romano le ha mai indicato un nome per il distretto di Capua­?” ha domandato l’avvocato Garofalo “No – ha risposto Menduni – lui non mi ha mai detto esplicitamente cosa dovevo fare, ma venni a sapere dai giornali chi era la persona che voleva inserire”. Menduni ha specificato di aver parlato “con la Tessitore prima di nominarla”. “Ma la Tessitore ha smentito” ha sottolineato Garofalo. “Avrà perso la memoria” ha ribattuto l’ex manager, che ha poi spiegato perché dopo la nomina, tentò di spostare la Tessitore da Capua al distretto di Santa Maria Capua Vetere, manovra peraltro non portata a termine. “La Tessitore era una generalessa e aveva problemi con i sindacati, così pensai di spostarla e di sostituirla a Capua con una funzionaria più malleabile, e che sapevo essere amica di famiglia di Romano”; una circostanza, quest’ultima, rivelata oggi per la prima volta da Menduni, che, rispondendo alla contestazione dell’avvocato Stellato, ha detto di non averne mai parlato con la Guardia di Finanza; “non ci pensai” ha spiegato. Menduni ha poi affermato di sapere che il Consiglio Regionale ha poteri ispettivi, “ma non credo che Romano avesse il potere di condizionare quella prerogativa conferitami dalla legge di nominare in assoluta autonomia i direttore dei distretti sanitari”.