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Caserta – Sono rimasti quasi tutti chiusi i bar del Casertano, e probabilmente neanche tra una settimana, quando il lockdown dovrebbe finire e sarà possibile il take away, riapriranno.

Una linea comune in tutta la provincia. “Non riapro se non posso accogliere i clienti nelle mie sale” dice Daniele Manzo, proprietario del Crazy Horse Cafè, grande bar situato a Castel Volturno, nella località Pinetamare; uno dei più frequentati della zona, tanto che la domenica all’ingresso c’è sempre una guardia giurata.

Dodici i dipendenti, tutti in cassa integrazione. “Con il delivery e l’asporto un bar non può sopravvivere, per quante colazioni, anche al costo di tre euro, si possono consegnare” dice a chiare lettere Manzo. “E’ una questione di costi che non si riescono a sostenere neanche in percentuale minima”. Sulle misure del Governo, Manzo racconta di aver chiesto a marzo il prestito da 25mila euro; “siamo ormai a maggio e continuano a chiedermi documentazione; servirebbero contributi a fondo perduto”.

Eppure l’imprenditore sarebbe pronto a riaprire al pubblico, ma chiede certezza sulle prescrizioni seguire e le precauzioni da prendere. “Entro qualche giorno potrei partire – dice – ho già riposizionato i tavoli nelle mie sale distanziandoli di due metri l’uno dall’altro; vorrei realizzare una segnaletica orizzontale per i clienti, magari anche dei separè in plexiglas. Ma ho bisogno di chiarezza su ciò che si potrà e non si potrà fare, per esempio anche sull’obbligatorietà dei dispositivi di protezione. E poi al Governo chiedo di pagare la cassa integrazione subito ai dipendenti, che la stanno ancora aspettando”.

A Caserta, Tommaso Russo gestisce nei giardini di Corso Trieste, a piazza Aldo Moro, il Cocktail Bar Radici Clandestine, e anche lui ha messo i suoi dipendenti in cig. “Ho chiuso due giorni prima del lockdwon perché la gente non si divertiva più – dice – e aprirò nuovamente quando ci saranno più sicurezza e meno prescrizioni. Riaprire per poi rischiare di richiudere sarebbe deleterio. Lo Stato ci aiuti a sostenere le spese vive”. Russo lancia poi un appello per i piccoli locali del centro storico di Caserta, tutti ubicati nei pressi della Reggia. “Hanno poco spazio interno ed esterno. Potrebbero scomparire senza sostegno” denuncia.