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Caserta – Ha tentato di estorcere del danaro ai due imprenditori titolari della Cleprin, azienda di detersivi del Casertano data alle fiamme dalla camorra, che avevano acquistato ad un’asta giudiziaria un suo stabilimento chiuso per debiti. Per questo motivo l’imprenditore di Carinola (Caserta) Pasquale Galdieri, 59 anni, comparirà domani davanti al Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che dovrà decidere se rinviarlo a giudizio per estorsione come richiesto dal sostituto procuratore Marina Mannu. Galdieri era il proprietario dei terreni e del sito produttivo di Carinola dove oggi sorge la Cleprin, azienda i cui titolari Antonio Picascia e Franco Beneduce, in passato, hanno denunciato e fatto condannare gli estorsori del clan camorristico Esposito. In cambio la camorra, nel 2015, diede alle fiamme la vecchia sede della Cleprin, a Sessa Aurunca, così i due imprenditori, nel settembre 2016, hanno rilevato dal Tribunale l’area che una volta era di Galdieri, per l’importo di 220mila euro, riaprendo nel marzo 2017 la Cleprin nel corso di una cerimonia, dal titolo “Qui la camorra ha perso”, cui presero parte rappresentanti di tutte le istituzioni.

Per la Procura, Galdieri avrebbe provato a farsi pagare una tangente dai titolari della Cleprin, minacciandoli pesantemente. “Lo sai come funziona quando si acquista all’asta? Si cacciano i soldi”, avrebbe detto l’imputato a Beneduce; parole riportate nelle richiesta di rinvio a giudizio emessa dalla Procura. “So come fare per farvi perdere la caparra – avrebbe aggiunto Galdieri – perché già l’ho fatta perdere ad altre persone che hanno cercato di acquistare i miei terreni. Aspetto che voi mi diate i soldi, tra l’altro qua è una prassi, o altrimenti ve la faccio diventare una cattedrale nel deserto”. Per il pm Galdieri avrebbe provato ad ottenere soldi anche per consegnare a Beneduce i documenti relativi all’abuso edilizio che insiste sull’area, affinchè si potesse sanare. Una circostanza, quest’ultima, di grande rilevanza, visto che proprio in questi giorni, la Cleprin è protagonista di una dura contesa con il Comune di Carinola, che ne ha intimato la chiusura proprio per l’abuso edilizio mai sanato. “Abbiamo comprato nel settembre 2016, dal tribunale di Santa Maria Capua Vetere, lo stabilimento dove oggi sorge la Cleprin” spiega Picascia. “Poi – prosegue – come indicatoci dalla stessa autorità giudiziaria, abbiamo richiesto il condono al Comune perché sull’area insisteva un abuso edilizio risalente probabilmente a 30 anni fa; in un paese civile la nostra pratica sarebbe stata chiusa in 18 giorni, invece sono 18 mesi e siamo ancora qui”.