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Santa Maria La Fossa (Ce) – “Salvare il bene confiscato «La Balzana» mettendolo al centro di un importante progetto di recupero e rilancio, e soprattutto di riuso sociale attraverso il pieno coinvolgimento del terzo settore e della rete antimafia del territorio e nazionale, sia per il suo valore simbolico nella lotta alla criminalità, sia per le sue potenzialità di sviluppo economico e occupazionale”. Lo ha chiesto il senatore Sandro Ruotolo del Gruppo Misto in una interrogazione rivolta ai ministri dell’interno e per il sud e la coesione territoriale e sottoscritta anche dai senatori Loredana De Petris e Vasco Errani.

I ministri adottino iniziative di stimolo alla Prefettura, alla Regione e all’Agenzia Nazionale per i Beni Confiscati per attivare opportuni tavoli istituzionali affinché, a seguito dell’uscita del comune di Santa Maria La fossa dal consorzio Agrorinasce, si scongiuri la perdita dei fondi già stanziati – circa 15 milioni di euro – per il recupero de «La Balzana», nell’ambito dei fondi di sviluppo e coesione”.

Il complesso agricolo sito in Santa Maria La Fossa, comune del Casertano, è costituito da circa 31 terreni agricoli per un totale di 200 ettari di estensione, 20 abitazioni coloniche e 14 edifici rurali (capannoni e stalle) – sottolineano Ruotolo, De Pretis e Erraniè stato confiscato ai capi del clan camorristico dei Casalesi”. “Dopo anni di completo abbandono sull’area è stato attivato un intervento di recupero da parte di Agrorinasce, una società consortile a cui tra gli altri ne faceva parte il comune di S. Maria la Fossa – sottolineano – l’amministrazione comunale, proprietaria del bene, dopo un approfondito parere legale ha scelto il 29 novembre 2020 di fuoriuscire dal consorzio”.

Tra le molte criticità rilevate, ci sarebbe una sostanziale illegittimità degli atti di affidamento da parte del Comune stesso ad Agrorinasce, oltre alla gestione del bene e in particolare l’aver messo da parte il terzo settore ovvero la rete di coop e associazioni che fanno perno attorno al Comitato Don Diana e a Libera, che nel resto della provincia gestisce con risultati oggettivamente positivi decine di beni confiscati”.

«La Balzana» rappresenta uno dei beni confiscati più grandi del meridione occorre scongiurare battute d’arresto – concludono Ruotolo, De Pretis e Erranichiediamo ai ministri d’intervenire affinché non ci siano passi indietro sull’importatissimo fronte del riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata, all’opera di restituzione alle comunità, al rilancio socio-culturale del territorio e della costruzione di nuove opportunità lavorative”.