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Caserta – L’argomento biodigestore torna a fare notizia con il Comune deciso a non fermarsi dinanzi alle proteste di alcuni schieramenti e di parte dei cittadini di Caserta e dei comuni limitrofi. Per l’impianto che dovrebbe sorgere in zona Ponteselice, la Regione ha già stanziato oltre 2 milioni e mezzo su un finanziamento totale di pari a 26 milioni e 500mila euro. Pochi giorni fa, la determina che autorizzava spese per 10.600 euro a favore della Centrale di committenza Asmel Consortile che si occuperà della progettazione della struttura.

Per conoscere le ragioni che spingono l’amministrazione a proseguire sulla strada che porterà alla costruzione dell’impianto, abbiamo incontrato il consigliere comunale, Matteo Donisi, e il presidente del Consiglio comunale, Michele De Florio, entrambi del Partito Democratico.

Innanzitutto – spiega Donisidobbiamo chiederci se il biodigestore serve o meno. Credo che oggi nessuna persona, nel pieno possesso delle sue facoltà, possa dire ‘no’ a un impianto del genere. Il ciclo dell’umido in Campania è gestito da un cartello di privati, permeabili a infiltrazioni di tipo camorristico, come hanno rilevato più volte le indagini delle Procure, che decidono il prezzo di smaltimento dell’umido. Prezzo che, da quando ci siamo insediati qui a Palazzo Castropignano, è aumentato di ben 60 euro arrivando a 180 euro per ogni quintale smaltito. Questo accade perché ci sono poche strutture alle quali rivolgersi e, le 5 o 6 che operano sul nostro territorio, si mettono d’accordo per definire il prezzo finale”.

Il biodigestore va fatto perché è un impianto pubblico gestito dall’Ato, continua il consigliere pidino. E il pubblico non deve lucrare ai danni dei cittadini, quindi la finalità sarà la riduzione della spesa sullo smaltimento della frazione umida. Tra filiera privata, poco trasparente, e gestione del servizio da parte di un ente pubblico, noi non abbiamo nessun dubbio”.

Il tema principale, però, resta quello delle possibili ricadute in termini ambientali. Chi è a favore del biodigestore sostiene che si tratta di un tipo di impianto che non brucia i rifiuti (e quindi non genera fumi da combustione) e le emissioni odorigene sono attutite da un sistema all’avanguardia di filtri che poi rappresentano una delle voci di spesa più importanti.

Questo è un impianto che non inquina – sottolinea Donisi. Inoltre, è prevista l’installazione di una pompa di raccolta del gas metano, derivante dalla fermentazione del compost, che potrà essere utilizzato per i mezzi pubblici che lavorano per la struttura, incluso il parco auto del Comune che verrà riconvertito a metano. Per quanto riguarda l’impatto odorigeno, i progettisti ci dicono che se una persona dovesse stare in piedi sul tetto della struttura non sentirebbe alcun odore. Ma anche se così non fosse, noi abbiamo le prime abitazioni a più di un chilometro di distanza, in un’area che è comunque industriale e dove vi sono altre lavorazioni”.

Il fronte del ‘no’ punta il dito anche contro l’impatto che una simile struttura può avere a livello visivo, proprio nella direzione in cui la Reggia guarda verso lo skyline di Napoli. A tal proposito, il consigliere del Pd dichiara: “Si tratta di un capannone alto poco meno di 10 metri. Ci sono in quell’area stabilimenti che oscillano tra un’altezza tra i 12 e i 16 metri. Quindi non è visivamente impattante. Il sindaco Carlo Marino mi ha spiegato che hanno fatto una simulazione con un drone, posto sul tetto della Reggia, e la ricostruzione virtuale in base alle immagini raccolte ha mostrato che il biodigestore sarebbe coperto da almeno due impianti già esistenti che sono 5 metri più alti”.

Ma perché questo impianto dev’essere realizzato proprio a Caserta, nelle vicinanze della Reggia? “Perché no – risponde Donisi. Abbiamo uno studio di fattibilità dell’Università, il finanziamento della Regione, la gestione dell’Ato, quindi non comprendo il motivo di vedere un interesse nascosto dietro questo progetto che, ripeto, a noi conviene. È utile avere l’impianto sul nostro territorio perché il biodigestore consentirà di smaltire non solo la frazione umida del Comune di Caserta, pari a un terzo della capacità dell’impianto, ma anche di poter ‘ospitare’ quella degli altri comuni”.

Sulla stessa linea il presidente del Consiglio comunale, Michele De Florio, che oltre a sostenere le ragioni esposte dal collega di partito, aggiunge: “La necessità di trovare un’alternativa al sistema privato non risiede solo nel risparmio economico per i cittadini casertani. Bisogna tenere presente che quando i siti di stoccaggio, gestiti dai privati, si fermano per qualsiasi motivo, ci troviamo nell’impossibilità di conferire i rifiuti e ce li ritroviamo nelle strade. Quando, poi, il cartello decide di aumentare il prezzo per ogni quintale di umido da smaltire, l’amministrazione non può fare altro che pagare. Non ci sono motivi per non andare avanti. L’impianto, oltre che tecnologicamente avanzato, è un impianto garantito sul fronte della sicurezza. Il risparmio calcolato potrà essere anche oltre il 50% e dai 150 euro per quintale attuali potremmo scendere anche a 50 o 60 euro. E poi produrremo metano da riutilizzare e compost di qualità che l’amministrazione potrà donare agli agricoltori. Per tutti questi motivi, io vedo solo vantaggi dalla realizzazione del biodigestore. L’opposizione a un simile impianto è sterile e si basa su preconcetti sbagliati. Non ultimo quello sulla scelta dell’area: il paradosso è che, se un domani un privato decidesse di impiantarlo in quella zona – conclude De Florionoi ci troveremmo la stessa struttura, nell’area industriale di Ponteselice, ma senza la possibilità di gestirla pubblicamente”.