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Misure cautelari in carcere per Pietro, Antonio e Felicia Ligato, i tre figli del capoclan defunto della camorra casertana Raffaele Ligato, sono state eseguite dai carabinieri nell’ambito di un’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha disvelato la piena operatività dello storico clan da sempre attivo nella zona di Pignataro Maggiore, nel Casertano, definita la Svizzera del clan. Un clan ricostituitosi attorno alla figura di Pietro Ligato, che dopo la scarcerazione avvenuta qualche anno fa, ha ripreso in mano le redini della cosca fondata dal padre, iniziando a battere il territorio per le estorsioni e a minacciare eventuali concorrenti che volessero occupare lo “spazio criminale”. Almeno fino a questa mattina, quando i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta e della Compagnia di Capua sono andati ad arrestarlo notificandogli l’ordinanza del Gip di Napoli Fabrizio Finamore per i reati di estorsione e lesioni personali aggravati dalla finalità di agevolare la camorra. Altre due ordinanze sono state eseguite nelle carceri dove sono detenuti per altra causa i fratelli di Pietro, ovvero Antonio e Felicia. Ai domiciliari è finito invece il presunto affiliato Fabio Papa. Il clan Ligato è l’ultimo rimasto sul territorio di Pignataro, dopo che è stato smantellato l’altra più importante cosca dei Lubrano, famiglia una volta molto ricca e potente, imparentata con il clan Nuvoletta di Marano e tramite quest’ultimo con le cosche di Cosanostra, Corleonesi in primis; anche per questo la zona di Pignataro veniva definita la Svizzera del clan. I Ligato erano una costola dei Lubrano, oggi sono diventati egemoni.

Le indagini della Dda di Napoli e dei carabinieri di Caserta che hanno portato all’emissioni di provvedimenti di carcerazione per i tre figli del capoclan defunto della camorra casertana Raffaele Ligato (è morto nel carcere di Milano-Opera all’età di 74 anni il 22 ottobre scorso dopo anni passati al 41bis), si sono concentrate in particolare su due episodi estorsivi e un’aggressione avvenuta in strada. La prima estorsione, per la quale rispondono tutti e tre i figli, è stata commessa ai danni di un imprenditore titolare di un’azienda di pompe funebri, costretto a pagare a titolo di tangente somme periodiche di 3mila euro. Pietro Ligato risponde invece di una seconda estorsione realizzata nei confronti di un imprenditore che aveva acquistato all’asta una cappella gentilizia una volta appartenuta proprio ai Ligato, ma che a questi ultimi era stata sequestrata: Ligato jr – hanno accertato i carabinieri – avrebbe preteso la restituzione del bene o 18mila euro in contanti. Sempre Pietro Ligato con l’altro indagato Fabio Papa risponde anche dell’aggressione con spray urticante e tirapugni di un 56enne, avvenuto nel centro di Pignataro, e commessa con lo scopo di riaffermare il predominio dei Ligato sul territorio. I carabinieri hanno effettuato stamani anche delle perquisizioni a casa di Ligato jr e Papa, rinvenendo e sequestrando proprio il tirapugni e una bomboletta di spray, e tanti strumenti altamente tecnologici, come due droni professionali del valore di oltre cinquemila euro, di cui uno con telecamera termica per uso notturno, uno smartphone, un micro telefono, apparecchiature ricetrasmittenti, un disturbatore di frequenze radio digitali multiplo e varie batterie, anche di grandi dimensioni.