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A Casapesenna (Caserta), paese del boss dei Casalesi Michele Zagaria, l’amministrazione comunale era talmente asservita ai voleri del capoclan che voltò più volte le spalle al suo stesso sindaco, tanto da isolarlo a numerosi eventi o iniziative fino a sfiduciarlo dopo pochi mesi dall’elezione. Una situazione di completa solitudine, quella del sindaco Giovanni Zara, in carica per pochi mesi tra la fine del 2008 e il marzo 2009, raccontata oggi nell’aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere da Salvatore Puoci, attivista del Comitato don Diana, associazione anticamorra, sentito come teste nel processo che vede imputato il boss insieme all’ex sindaco di Casapesenna Fortunato Zagaria (solo omonimo del boss), per il reato di violenza privata con l’aggravante mafiosa commessa ai danni di Zara. Vice di Zara durante i pochi mesi di mandato fu proprio Fortunato Zagaria che, secondo la Dda di Napoli, pensava di poter controllare Zara e piegarlo ai voleri della cosca.  Puoci dà conto di alcuni episodi emblematici. “La maggioranza che sosteneva Zara – riferisce rispondendo alle domande del sostituto della Dda Maurizio Giordano – era contraria ad esporsi contro la camorra, per questo non partecipò nel 2008 alla tappa del Festival dell’Impegno Civile organizzata a Casapesenna presso l’immobile confiscato alla famiglia Venosa; Zara invece ci andò”. Altro episodio riferito, è la richiesta pervenuta all’amministrazione Zara di installare un’antenna per la telefonia. “Fortunato Zagaria e la maggioranza si opposero – spiega Puoci –perché temevano intercettazioni”. Puoci, che accompagnò Zara alla Dia per fornire informazioni utili sulla cattura di Zagaria, allora latitante, parla poi dell’episodio dello stadio in cui Fortunato Zagaria e l’allora consigliere comunale Luigi Amato, anch’egli imputato nel processo, minacciarono Zara  di fare “la fine di Antonio Cangiano”, assessore ferito nel 1989 a Casapesenna e poi morto dopo venti anni passati sulla sedia a rotelle, se avesse continuato a parlare del boss. La prossima udienza è prevista per il due febbraio prossimo, quando verranno sentiti i testi della difesa, tra cui Imma Fedele e Gianni Allucci, rispettivamente presidente e Ad di Agrorinasce, il consorzio di comuni che nel Casertano gestisce centinaia di beni confiscati ai clan.