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“La corruzione  spuzza”, fu il grido di indignazione che nel 2015 Papa Francesco urlo alla folla durante la sua visita al quartiere napoletano di Scampia, lo stesso grido che oggi campeggia sulla copertina dell’ultimo libro di Raffaele Cantone, il magistrato che dal 2014 presiede l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac).

Un libro che analizza la corruzione del Terzo millennio e soprattutto gli effetti devastanti che questa ha sulla vita quotidiana di tutti i cittadini comuni.

Gremita la sala del Dipartimento di Scienze Politiche Jean Monnet dell’Università Vanvitelli di Caserta dove Cantone, insieme a Francesco Caringella, presidente di Sezione del Consiglio di Stato e coautore del libro, ha raccontato lo stato dei fatti partendo dalla sua esperienza professionale, una storia condivisa con Caringella in oltre 20 vent’anni di contrasto al malaffare in veste di magistrati prima, e da postazioni istituzionali strategiche dopo.

“Siamo chiamati a vigilare sulla legittimità e la correttezza degli atti e dei comportamenti delle pubbliche amministrazioni – ha sottolineato Cantone – ma noi chiamiamo i cittadini comuni ad aiutarci. Perché sono loro a pagare il prezzo della corruzione ma anno due armi per difendersi: la trasparenza e la consapevolezza.

La prima è quella attraverso la quale è chiamata ad operare la Pubblica Amministrazione, perché dove c’è trasparenza è più difficile che attecchisca la corruzione. La corruzione è un reato che si commette allo scuro, e la luce è il più efficace diserbante per contrastarla, per eliminare i germi del malaffare.

La consapevolezza, invece, è quanto richiesto ai cittadini, gli unici a pagare i danni della corruzione: l’indignazione non serve perché è un fenomeno transitorio, d’impeto, mentre la consapevolezza è più profonda e duratura perchè nasce dalla conoscenza degli effetti e dei danni che la corruzione arreca al Paese e alla vita quotidiana di tutti. Prendiamo ad esempio la Sanità: i danni che la corruzione arreca quando si parla di salute pubblica non li pagano tanto quelli che non vincono gli appalti, ma li paghiamo tutti noi in termini di tagli economici, di macchinari obsoleti, di personale sottodimensionato. Corruzione è anche la raccomandazione, la non meritocrazia che affida le nostre vite a persone incapaci e raccomandate. E c’è uno strumento che i cittadini hanno a disposizione e che ancora in tanti ignorano: è l’Accesso Civico Generalizzato che dal 2016 consente ai cittadini di avere copia di tutti gli atti che vengono adottati. E’ ancora poco noto ma noi, insieme al Ministero della Funzione Pubblica, ci stiamo adoperando a renderlo noto. Ovviamente il problema non è solo quello di informare i cittadini, ma anche di mettere le Amministrazioni nelle condizioni di adempiere a queste funzioni. Un lavoro che richiede tempo, ma non è un tempo perso per le Amministrazioni che oggi considerano questa attività solo come un fatto burocratico, mentre invece è la vera chiave di volta”

Poi Cantone ha raccontato un aneddoto che, a suo dire, è più indicativo di qualsiasi parola: “Un giorno presso l’autorità venne in visita il Ministro della Funzione Pubblica svedese, organismo che si occupa di contrasto alla corruzione nella nazione da sempre ai primi posti nelle classifiche dei paesi meno corrotti al mondo. Ci sottopose ad un vero e proprio interrogatorio, preoccupati  soprattutto della gestione profughi da parte dell’Italia. A valle di questo lungo interrogatorio, chiesi al ministro, provocatoriamente, di rivelarmi la ricetta del contrasto alla corruzione. La risposta fu disarmante: nessuna ricetta, se non trasparenza al 100%. Mi disse che la gente chiede conto delle spese, e per loro la credibilità delle risposte da dare alla gente viene prima di qualsiasi rapporto da fare avanti agli organi di giustizia e e tutori della legge. La legge sono i cittadini, ed è questo il meccanismo che funziona nelle democrazie evolute non l’idea di mostrare le manette. Queste vanno utilizzate quando i fatti emergono, ma arrivano sempre dopo che il reato è stato compiuto. L’opinione pubblica, la consapevolezza dei cittadini, e la trasparenza degli atti, invece, sminano il terreno da ogni forma di corruzione rappresentando un deterrente e una denuncia costante difficile da eludere”.