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Capua (Ce) – Scagionato definitivamente da ogni reato, ma con una vita da ricostruire. La vicenda di Mario Tirozzi fa inevitabilmente riflettere su quelli che possono essere i risvolti giudiziari di alcuni tra i fatti quotidiani di cronaca. L’imprenditore originario di Capua e operante nel settore floreale è finito al centro di quello che si è poi rivelato un tremendo equivoco. Nel settembre 2015, l’allora 31enne venne coinvolto a sua insaputa in un traffico internazionale di droga. A quel tempo Tirozzi intratteneva relazioni commerciali sia in Italia che all’estero con altre aziende dello stesso settore, alcune delle quali appartenenti alla famiglia Crupi, proprietaria di attività di import/export di fiori con sede in Olanda e a Latina. Nel contesto di alcune di queste operazioni commerciali si inserisce però inaspettatamente un processo per traffico internazionale di stupefacenti al termine del quale – nel settembre 2015 – Tirozzi viene sottoposto a custodia cautelare in carcere fino al mese di luglio 2017, quando la Corte d’Appello di Roma gli concede gli arresti domiciliari. Quattro mesi dopo, a novembre 2017, la stessa Corte d’Appello riconosce all’imprenditore capuano  – assistito dall’avvocato Antonio Maio del foro di Roma – la totale estraneità ai fatti di droga (in primo grado era stato condannato a 7 anni di reclusione a seguito di giudizio abbreviato) scagionandolo definitivamente. Gli strascichi di due anni terribili per Tirozzi restano evidenti. La sua impresa, complice l’eco mediatica dovuta ai fatti giudiziari, ha fatto registrare perdite enormi giungendo inesorabilmente alla messa in liquidazione. Le condizioni di salute dei familiari si sono aggravate. Danni, questi, che neppure un’assoluzione è in grado di cancellare.