- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

Santa Maria Capua Vetere (Ce) – Sono tornate al Museo Archeologico di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), dove furono trafugate 37 anni fa, le due sculture in marmo raffiguranti l‘imperatore Settimio Severo, del III Sec. d.C., e la divinità Dioniso del II Sec. d.C.. Sottratte dai carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale (Tpc), quasi in extremis, ad una vendita da parte di una delle case d’asta più famose del mondo, Christie’s di New York, dove le due “teste” erano finite provenienti da collezioni di privati. La statua più preziosa, quella dell’imperatore romano, partiva da un base d’asta di 600mila euro, l’altra raffigurante il dio romano del vino, aveva una stima inferiore, di 70mila euro. “Ma per noi entrambe le statue hanno un valore inestimabile” dice con voce rotta dall’emozione la direttrice del Museo Archeologico dell’Antica Capua di Santa Maria Capua Vetere Ida Gennarelli nel corso della conferenza stampa convocata alla struttura museale per illustrare il recupero e la riconsegna delle due opere.
Gennarelli ammette che “in 40 anni di servizio presso il Ministero dei Beni Culturali non mi era mai capitato di veder recuperate opere così importanti sottratte illecitamente.
Speriamo ora che i carabinieri del Comando Tutela del Patrimonio Culturale possano trovare anche l’altra preziosa statua rapinata nel lontano 1985, quella della dea Diana”. Quest’ultima, nel database dei Carabinieri del patrimonio culturale (si chiama Banca dati delle opere d’arte illecitamente sottratte), compare nella top ten dei beni più ricercati. Le indagini sul recupero delle due statue, e quelle in corso sulla scultura di Diana, sono coordinate dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere.
Per il Procuratore Carmine Renzulli, presente alla conferenza con il sostituto Giacomo Urbano, titolare dell’inchiesta, si tratta “di un momento importante perché si restituiscono alla collettività reperti preziosi. Ora continuiamo a lavorare per recuperare anche la scultura in marmo raffigurante Diana”. Per il Generale Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri del Tpc, intervenuto alla conferenza stampa con il capo del Reparto Operativo del Comando, Alessandro Carboni, “è stata fondamentale la collaborazione consolidatasi, nel corso degli anni, tra il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, le Autorità Giudiziarie e di Polizia Federali e Statali americane, in particolare con il New York County District Attorney, nonché con la Casa d’aste Newyorkese; grazie a tali sinergie le due importanti opere vengono restituite alla collettività e ricollocate nel loro giusto contesto”. Mancano però all’appello i malviventi che il 18 novembre 1985 rapinarono le due statue recuperate insieme a quella di Diana in quella che è stata la prima location dei reperti archeologici, ovvero l’Antiquarium dell’Anfiteatro campano, altro importante monumento che sorge a poche centinaia di metri dall’attuale sede del Museo Archeologico dell’Antica Capua (via Roberto D’Angiò). I banditi, tutti italiani e probabilmente campani, difficilmente saranno identificati; così come non sono emerse responsabilità né per i collezionisti privati che ne sono venuti in possesso negli anni, né per la Casa d’Asta newyorchese. Resta dunque il risultato di aver riportato a casa le due sculture al termine di indagini complesse. Primo step fu nel 2016, quando i carabinieri, nel corso delle attività di monitoraggio sul mercato internazionale delle opere d’arte, rilevarono la vendita sospetta presso Christie’s; la comparazione dell’immagine dell’opera individuata con quella contenuta nella Banca Dati del Comando, confermò che il bene corrispondeva con la testa in marmo raffigurante “Dioniso”; ne furono informate le autorità doganali Usa che la misero in sicurezza. Nel 2019 i Carabinieri del T.P.C. individuavano con le stesse modalità, in un lotto della medesima casa d’aste di New York, la testa in marmo raffigurante l’Imperatore Settimio Severo; contattarono le autorità Usa, in particolare Matthew Bogdanos, responsabile dell’Antiquities Trafficking Unit del Manhattan District Attorney’s Office – County of New York (USA), che sequestrarono la scultura. Nello scorso mese di giugno, esaurite tutte le procedure necessarie al rimpatrio delle opere dagli U.S.A., entrambe le teste marmoree sono state riportate in Italia.