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La casa editrice sannita Edizioni 2000diciassette continua a raccogliere nuovi autori e idee editoriali e annuncia l’uscita e la pubblicazione a breve di un ulteriore libro. Si tratta di una storia poco nota del nostro territorio: la ingiustificata e brutale uccisione, il 13 ottobre 1943, in un casolare sulle colline di Monte Carmignano, nei pressi di Caiazzo, di ventidue persone tra le quali donne e bambini. “Tra memoria e oblio. L’eccidio di Caiazzo”, scritto dal saggista ed ex sindaco caiatino Nicola Sorbo, narra nel dettaglio le vicende del massacro e del più recente processo celebrato in contumacia presso la Corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere a carico del sottotenente della Wehrmacht, Wolfgang Lehnigk–Emden.

Questi, ritenuto colpevole del gravissimo crimine di guerra, fu condannato all’ergastolo nel 1994. Parallelamente, però, il processo celebrato in Germania si concluse con l’assoluzione del militare tedesco per intervenuta prescrizione del reato. La storia, però, non terminò dinanzi alla Corte di Cassazione tedesca il 1 marzo 1995. Infatti, come scrive nella prefazione al libro il giornalista Guido Ambrosino “se gli apparati giudiziari statali si erano mostrati incapaci di sbrogliare la matassa, e abdicarono, la questione restava aperta per due comunità locali: la città di Caiazzo, ma anche il Comune di Ochtendung in Renania-Palatinato, non lontano da Coblenza, dove Wolfgang Lehnigk-Emden, nato nel 1922 a Calau in Brandeburgo, si era stabilito nel 1950, lavorando con un certo successo come architetto. I suoi concittadini erano stati presi alla sprovvista dal processo contro quel ‘rispettabile’ professionista e, intervistati dalla stampa, esitavano a pronunciarsi, imbarazzati”.

Da qui originò l’idea – tutta politica – di non estinguere la memoria di questa terribile storia. L’allora sindaco di Caiazzo Nicola Sorbo, intervistato da una rete televisiva tedesca proprio quel giorno, spiazzò tutti proponendo un gemellaggio col Comune di Ochtendung. “Questa proposta – scrive ancora Ambrosinosi rivelò di un’intelligenza politica straordinaria, perché impedì di archiviare il passato almeno in quelle due comunità, e anzi vi mise in moto una singolare dinamica di apprendimento sociale e culturale”. Tuttavia resta ancora aperta la spinosa questione del risarcimento del danno ai «familiari delle vittime» e alla «comunità locale». Dopo 75 anni, la strage di Caiazzo, definita la Marzabotto del sud, continua ad essere raccontata non solo per esigenze di conservazione della memoria, ma anche per creare le condizioni materiali per renderla fruibile alle generazioni future. Il progetto di ristrutturazione della “Masseria Albanese”, dove fu compiuta la strage, si inserisce nell’imponente dibattito politico nazionale degli scorsi anni sulla responsabilità civile degli stati per i crimini di guerra e sulla legittimità dei risarcimenti.