Tempo di lettura: 2 minuti

Condannato definitivamente per camorra nel 2019 in quanto ritenuto un imprenditore vicino al boss dei Casalesi Michele Zagaria, tornato libero alcuni mesi fa, oggi non è più socialmente pericoloso e non dovrà essere sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata, in quanto “rieducato” grazie ad un posto di lavoro. Un caso di risocializzazione di un detenuto, seppur condannato per un reato grave come quello di associazione camorristica, “certificato” dal magistrato di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) Marco Puglia, davanti al quale è comparso l’ex camorrista con i suoi legali, gli avvocati Angelo Librace e Gennaro Belvini, per difendersi dall’accusa di essere socialmente pericoloso e dunque meritevole di essere sottoposto alla misura di sicurezza disposta per tre anni dalla Corte d’Appello di Napoli.

Oggi l’uomo fa l’impiegato in un’azienda di autotrasporti ma per la Procura di Santa Maria Capua Vetere, proprio in seguito alla condanna, continuava ad essere pericoloso e dunque meritevole di essere sottoposto alla libertà vigilata. Per il magistrato Puglia invece, la pena scontata (è stato condannato ad 8 anni di reclusione) senza dare problemi, il fatto che non avesse altre pendenze e che avesse iniziato a lavorare, e che, come rilevato dai difensori, la pericolosità sociale deve essere valutata al momento e non sulla base di provvedimenti passati, ha portato alla conclusione che l’uomo avesse in effetti pagato il suo debito con la giustizia, imparando dunque la lezione, e che la pena abbia avuto realmente quell’efficacia rieducativa invocata dall’articolo 27 della Costituzione.