- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti
Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Ce), Ivana Salvatore, con decreto firmato nei giorni scorsi, ha disposto l’archiviazione dell’indagine a carico di Pietro Andrea Cappella che, nell’ambito dell’operazione della Procura di Santa Maria Capua Vetere “Assopigliatutto”, il 13 settembre 2016, in qualità di Presidente uscente e ricandidato alla guida del Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano, era stato destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di corruzione aggravata e turbativa d’asta.
 
Accuse che erano state ritenute prive di fondamento già in sede di Riesame dai giudici del Tribunale di sorveglianza di Napoli che, due settimane dopo l’inchiesta che coinvolse i massimi vertici di diverse istituzioni matesine e provinciali, rimisero in libertà Cappella, annullando in toto l’ordinanza di custodia cautelare per mancanza di gravi indizi di colpevolezza, tanto che la Procura della Repubblica non ricorse neppure in Cassazione avverso tale decisione. Successivamente, i sostituti procuratori Alessandro Di Vico e Giorgia De Ponte non avanzarono neanche richiesta di rinvio a giudizio per Cappella in vista della udienza preliminare, che ha visto il Gup Salvatore mandare a processo diversi indagati nella stessa operazione “Assopigliatutto”, fino a chiedere, nell’aprile 2019, l’archiviazione della posizione dell’ex presidente del Sannio Alifano. Dopo quasi due anni, la scorsa settimana il Gip ha emesso il decreto di archiviazione.
 
“Finalmente giustizia è fatta – dice Cappella – dopo 4 anni e mezzo finisce il mio calvario. Prima la richiesta dei PM ed ora il provvedimento di archiviazione del Gip, attestano definitivamente, ove mai ce ne fosse ancora bisogno, la estrema correttezza, la massima trasparenza ed il rigoroso rispetto delle regole e delle norme di legge durante i cinque anni di presidenza del Consorzio di Bonifica Sannio Alifano, sia da parte mia che della mia amministrazione. Resta l’amarezza per la brusca interruzione di quel virtuoso percorso di rilancio e di risanamento che subì l’Ente, non dimenticando che quell’ingiusto provvedimento investigativo intervenne nel bel mezzo di una campagna elettorale in cui ero impegnato personalmente per la riconferma alla guida del Consorzio; così come resta la delusione per gli atteggiamenti assunti da taluni per le loro miserie umane ma, fortunatamente, nella vita la verità trionfa sempre”, conclude Pietro Andrea Cappella.
 
L’indagine portò a 20 arresti, tra cui gli allora sindaci di Piedimonte Matese Enzo Cappello e di Alvignano Angelo Di Costanzo, che allora era presidente della Provincia di Caserta; entrambi stanno affrontando il dibattimento. Cappella fu arrestato e scarcerato due settimane dopo, ma non fu ovviamente rieletto alla guida del Consorzio. L’indagine riguardava gli appalti pubblici che la società Termotetti dell’imprenditore Luigi Imperadore (anch’egli sotto processo) aveva in giro per i comuni dell’Alto-Casertano; appalto che la Termotetti, secondo la Procura guidata da Maria Antonietta Troncone, avrebbe ottenuto corrompendo gli amministratori comunali con soldi e regali vari.