- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Caserta – “La vicenda che ha coinvolto il giornalista Mario De Michele, indagato per aver simulato due attentati ai suoi danni al fine di ottenere una scorta ed ergersi a paladino antimafia ci invita, oggi più che mai, a riflettere sul ruolo dell’informazione nel nostro territorio. Ha perso la strada maestra della giustizia e ha pensato di poter sottomettere i principi della legalità”. Così in una nota il Comitato don Diana interviene sulla vicenda giudiziaria che ha coinvolto il giornalista casertano Mario De Michele, indagato dalla Dda di Napoli per calunnia, perché avrebbe “inventato” due attentati: il primo a novembre scorso, quando furono esplosi una decina di colpi d’arma da fuoco contro la sua auto, l’ultimo il 4 maggio scorso, quando furono sparati tre proiettili contro la sua abitazione. De Michele li ha denunciati come intimidazioni camorristiche, indicando anche i ma la Procura anticamorra e i carabinieri hanno scoperto una diversa realtà, ovvero che era stato lui a sparare. “Al di là delle indagini che faranno il loro corso e senza entrare nella sfera umana del giornalista – prosegue il Comitato che da poco ha perso il suo coordinatore storico Valerio Taglione, deceduto per una grave malattia – ci auguriamo che la verità venga ripristinata in modo integrale. Lo si deve alle tante vittime di attacchi sistematici, compiuti con aggressività crescente nei confronti di politici, giornalisti, cooperatori, attivisti del Comitato don Peppe Diana, Libera e Terzo settore. Già altre volte abbiamo sottolineato il rischio di tempi inquinati da accordi poco chiari, da certa informazione non leale e di pericolosi intrecci politico mafiosi: un sistema diventato sempre più sottile e inglobato da una nuova camorra 2.0 che non spara ma uccide con le parole e le delegittimazioni”. Il giornalista ha scritto nei mesi scorsi parecchi articoli sul suo portale di informazione attaccando soggetti di primo piano dell’antimafia nel Casertano, tra cui anche giornalisti. “Nella deriva di De Michele – prosegue il Comitato – c’è un lato ancora totalmente nell’ombra. È necessario che si trovi la forza dell’abiura che separi il bene dal male, in maniera netta e chiara. Crediamo ma speriamo di sbagliarci, che all’appello manchino registi e attori protagonisti, manchino gli intrecci e una diffamazione organizzata a tavolino. Siamo fiduciosi nelle forze dell’ordine, che già ora ringraziamo e che di certo sapranno ricomporre il puzzle”.