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I carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare, per un omicidio di camorra avvenuto 27 anni fa, nei confronti degli esponenti di spicco del clan dei Casalesi, Walter Schiavone, fratello del capoclan Francesco “Sandokan” Schiavone, Enrico Martinelli e Antonio Mezzero.

I provvedimenti, emessi dal Gip del Tribunale di Napoli, sono stati notificati presso le carceri di Parma, Opera (Milano) e Voghera (Pavia), dove i tre boss sono detenuti da tempo.

Il cold case risolto è quello di Stefano Izzo, fattore nell’azienda agricola della famiglia camorristica dei Nuvoletta, ubicata a Pignataro Maggiore, nel Casertano.

L’uomo fu ucciso il 18 dicembre del 1991 con cinque colpi di pistola e fucile a pompa nel bar di una stazione di servizio di Pastorano, mentre giocava a carte. Il caso fu però archiviato nel 1993. Nel maggio 2017 le indagini sono state però riaperte dalla Dda di Napoli; determinante si è rivelato il pentimento di due dei partecipanti al delitto, il killer Cipriano D’Alessandro e lo “specchiettista” Nicola Panaro. E’ emerso il ruolo di mandante di “Walterino” Schiavone, noto per la villa in stile “Scarface” oggi confiscata, e degli esecutori Enrico Martinelli, boss di San Cipriano d’Aversa, cugino di un ex sindaco del paese condannato per reati di camorra, e di Antonio Mezzero, capozona dei Casalesi nel comune casertano di Grazzanise.

Il delitto, è emerso, avvenne nell’ambito della faida tra i Casalesi e il clan Nuvoletta di Marano; in particolare Izzo era sospettato di aver fatto da specchiettista nel corso dell’omicidio di  Emilio Martinelli, fratello di Enrico. Questi voleva vendicarsi, e fece pressione verso i vertici del clan Schiavone. La vendetta, ordinata da Walter Schiavone, avvenne così il 18 dicembre del 1991. E’ il collaboratore di giustizia D’Alessandro a raccontare del delitto, cui prese parte come killer; le sue parole emergono dallo stralcio di interrogatorio allegato all’ordinanza. “Una volta giunti al distributore – ricorda – io scesi con Mezzero, il quale come concordato, avrebbe sparato per prima, ma non per forza per ucciderlo, ma al fine di indicarmi con certezza chi era il soggetto, atteso che non lo conoscevo. Mezzero colpì Izzo, e successivamente Martinelli si sfogò sul cadavere esplodendo vari colpi, sempre di fucile”.

Agghiaccianti le testimonianze delle persone che sedevano al tavolo del bar con Izzo, impegnate in una partita a poker. “Izzo occupava la mia sinistra. Appena seduta e incominciato a giocare a carte, ho sentito una voce dall’esterno gridare ‘tutti dentro’; a questo punto tutte le persone che si trovarono all’esterno entrarono e ognuno di noi prese una posizione; io mi alzai, mi girai verso il muro e rimasi con le mani alzate. Subito dopo, sentii vicino a me come un tonfo e colpi a ripetizione di arma da fuoco, che a mio avviso erano di pistola e di fucile a canne mozzate. Probabilmente i primi colpi furono esplosi con il silenziatore, perciò ho udito solo il tonfo”.