- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Marcianise (Ce) – Sono passati, in meno di due anni, da una multinazionale Usa dell’elettronica come la Jabil ad aziende molto più piccole, ma non hanno ripreso a lavorare come era nei piani del colosso americano, che ha anche pagato per ricollocarli. E’ il destino di oltre duecento lavoratori fuoriusciti dal giugno 2019 dallo stabilimento Jabil di Marcianise (Caserta), perché ritenuti in esubero rispetto ai bassi carichi di lavoro dell’azienda; 350 gli esuberi totali dichiarati dalla Jabil su 700 addetti complessivi. Un’azienda, quella americana, che pure ha 120 siti produttivi in giro per il Mondo e tante commesse. Gli ex Jabil, passati in società come Softlab (settore informatico) e Orefice (produzione generatori elettrici), continuano a vivere nel “limbo” della cassa integrazione, proprio come quando erano in Jabil; nulla è cambiato per loro, perché Softlab e Orefice non hanno ancora fatto sapere come intendono concretamente riutilizzarli.

E allo stabilimento di Marcianise della multinazionale Usa ci sono ancora 120 lavoratori da ricollocare entro il termine in cui scadrà la norma statale che dispone lo stop ai licenziamenti causa pandemia; senza ricollocazione, scatteranno i licenziamenti. I sindacati, che lunedì 23 marzo avevano realizzato un presidio fuori alla prefettura di Caserta, tornano a farsi sentire, annunciando la presenza domani al presidio all’esterno del Mise a Roma, ed evidenziando in una nota unitaria come siano al palo i progetti di reindustrializzazione che avrebbero dovuto riguardare gli ex Jabil in esubero e le aziende che li assumevano, peraltro ben pagate dalla stessa Jabil, e come sia importante a tal proposito sfruttare le risorse del Recovery Fund.

Progetti che, dicono le sigle dei metalmeccanici (Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms), “offrono più ombre che luci, sebbene fossero stati stipulati nelle sedi istituzionali, sia nazionali che regionali; ma puntualmente anche i successivi incontri di verifica non sono serviti ad ottenere tutti quegli elementi per garantire sia un futuro lavorativo alle maestranze coinvolte che un futuro industriale al territorio. Abbiamo sempre sostenuto – prosegue la nota – che le aziende che si proponevano per la reindustrializzazione dovevano essere sottoposte ad una verifica ministeriale per accertarne la validità dei propri programmi industriali, soprattutto trattandosi di start up. Intanto Softlab ad oggi riesce ad impiegare solo parzialmente i lavoratori sulle attività di software, mentre Orefice Generators non ha ancora avviato le proprie produzioni come promesso ai lavoratori durante i colloqui di selezione. Purtroppo verifichiamo che non mantengono gli impegni presi”.

Ecco quindi un occhio al futuro prossimo, quando la Jabil potrebbe decidere di dichiarare altri esuberi. “La Jabil non ha ancora presentato un piano industriale per il sito di Marcianise e questo preoccupa ancora di più perché in più occasioni è stato dichiarato dal management locale che gli esuberi potrebbero aumentare per effetto della pandemia. Le scelte di ridimensionamento o addirittura di disimpegno delle multinazionali americane (vedi anche Whirlpool ) che insistono sul territorio casertano, non possono ricadere sui lavoratori e sulle proprie famiglie, specie quando hanno avuto il coraggio e la responsabilità di valutare altre opportunità di lavoro”.