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Caserta – Per il secondo giorno di fila gli immigrati irregolari hanno sfilato con le bandiere della Cgil per le strade di Caserta per reclamare tempi più brevi per il rilascio dei permessi di soggiorno.

Stamani però il corteo non era autorizzato, ed è così partito dalla stazione ferroviaria senza alcun cordone delle forze dell’ordine, mentre ieri un ampio schieramento ha accompagnato i quasi mille manifestanti lungo il tragitto. Il servizio d’ordine predisposto dalla Cgil, e composto dagli stessi immigrati in pettorina rossa, ha però retto bene e i disagi al traffico cittadino sono stati molto limitati, complice anche la pazienza e la comprensione degli automobilisti casertani. Tra le richieste avanzate dai manifestanti anche quella di concedere permessi di soggiorno per motivi umanitari, così come avviene per altre associazioni che si occupano di migranti.

“Non è possibile che il Governo abbia concesso 1200 permessi di soggiorno per motivi umanitari ad una sola associazione, mentre alla Cgil questa possibilità viene negata”, spiega Emanuela Borrelli, responsabile Cgil Immigrazione di Caserta. “La conseguenza – prosegue – è che ad un migrante assistito dalla Cgil, il permesso di soggiorno per motivi umanitari viene negato; ma se quella stessa persona si presenta assistito da un’associazione che ha preso accordi con il Dipartimento dell’Immigrazione, allora quella stessa opportunità gli viene concessa. E’ una vera e propria discriminazione che si ripercuote sui migranti”.

Il punto è che quando un migrante irregolare vuole regolarizzare la propria posizione perché il datore di lavoro si è deciso a fargli un contratto, va in Questura e qui gli fissano un appuntamento dopo oltre sei mesi. “Nel frattempo – spiega la Borrellil’immigrato resta non per sua colpa in quella stessa situazione di precarietà e sfruttamento che la legge punisce”.

Ecco quindi il perché dei permessi di soggiorno per motivi umanitari, che durano un anno e danno la possibilità al migrante irregolare di “rifiatare” in attesa che la sua posizione, burocrazia permettendo, si regolarizzi. Ad aprire il corteo, cui hanno preso parte circa 300 stranieri, per lo più africani, lo striscione “Siamo tutti migranti nel mare della precarietà”; in circa mezzora i manifestanti, zigzagando tra le auto in fila e urlando a squarciagola e con tono ritmato ”permesso di soggiorno”, hanno raggiunto piazza della prefettura.