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Castel Volturno (Caserta) –  Un’oasi nel deserto del degrado, che potrebbe trainare il rilancio del litorale domizio se la volontà politica andrà nella stessa direzione. E’ la clinica Pineta Grande di Castel Volturno, un’eccellenza della sanità campana, unica struttura dai grandi numeri aperta sia ai cittadini che agli stranieri regolari e non, in cui “lo ius soli è già realtà”, per usare le parole del presidente della Commissione Parlamentare di Inchiesta sui migranti Federico Gelli che ieri è stato in missione nel comune casertano. Proprio la visita di alcuni dei componenti dell’organismo è stata l’occasione per fare il punto sullo stato dell’assistenza sanitaria ai migranti, che fa crescere il valore della spesa pubblica ma è anche un argine alla diffusione di malattie ed una spia della loro integrazione e inclusione.

A Castel Volturno si è raggiunta la parità, uno a uno, tra immigrati e italiani; 20mila sono i primi, con quasi 15mila irregolari, 20mila gli “indigeni”; numeri che rendono non rinviabile il problema dell’assistenza agli stranieri, quasi sempre africani. Ogni anno la Pineta Grande effettua solo al Pronto Soccorso 45mila prestazioni, di cui 4500, il 10%, a favore di immigrati regolari e non; sono 500 inoltre gli immigrati non regolari che ogni anno vengono ricoverati presso la clinica, dati superiori al Cardarelli di Napoli, che rendono la struttura la più aperta agli immigrati nell’intero Mezzogiorno.

Ma è il litorale a far registrare numeri molto alti circa l’assistenza ai migranti. Il dirigente del Distretto sanitario 23 Severo Stefanelli spiega che “l’Asl di Caserta riesce a dare una risposta efficace alle esigenze degli immigrati attraverso un ambulatorio a loro dedicato. Nel solo 2016 – dice – l’ambulatorio per Stranieri temporaneamente presenti (Stp), ovvero in attesa di ricevere il permesso di soggiorno o il riconoscimento di rifugiato, non dunque gli irregolari, ha registrato 3010 accessi in cui la parte del leone l’hanno fatta i nigeriani (1044), quindi i ghanesi (540), i liberiani (230), gli ucraini (130), gli indiani (28), gli iraniani (20)”.

Tra coloro che si sono recati al presidio sanitario anche cittadini comunitari come i polacchi (174), i romeni (22), soprattutto persone che hanno problemi con la giustizia e possono essere curate nell’ambulatorio pubblico. Sono grandi numeri, tanto che spesso sembra che gli stranieri sul litorale siamo noi”. La sanità riesce a dare un minimo di assistenza ai migranti; anzi alla clinica Pineta Grande il titolare Vincenzo Schiavone sta investendo ulteriori risorse, circa 70 milioni di euro, per portare i posti letti da 150 a 300. “Per far questo – dice – dovrò chiudere altre strutture in giro per la regione, ma dal litorale domizio non voglio andarmene”.

Un volano per il territorio che potrebbe essere sfruttato anche dal sindaco Dimitri Russo, che ieri a Gelli ha detto che “il periodo di analisi e della consapevolezza dei problemi è finito; servono risorse e va riqualificato il territorio perché è tremendamente degradato; ma per farlo ci vuole una corretta informazione. Da molti cittadini vengono ritenuto il ‘sindaco dei neri’, e qualcuno pensa che non faccia nulla per loro. Il problema sono le risorse, che vanno trovate immediatamente” conclude Russo.