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Aversa – Un discorso a difesa delle istituzioni, da funzionario “dello Stato” e non “di Governo”, in memoria di chi, come il giudice Rosario Livatino, nelle istituzioni credeva con passione tanto da dare la propria vita. Al cospetto di un parterre d’eccezione, composto dai alti magistrati, prefetti, responsabili delle forze dell’ordine e rappresentanti della Chiesa, il Capo della Polizia di Stato Franco Gabrielli, in visita al Tribunale di Napoli Nord, ad Aversa (Caserta), per la cerimonia di intitolazione di una sala al giudice Rosario Livatino, ucciso dalla Stidda agrigentina 27 anni fa, usa un tono accorato, prendendo di mira i comportamenti poco responsabili della politica, pur senza mai citarla, e mostrandosi nel contempo un “amministratore” vicino alla gente e al territorio.

 “Caserta sarà una priorità per la nostra amministrazione – promette – rivedremo gli organici, visto che sono fermi al 1989, ai tempi di un’Italia e di una Polizia di Stato che non esistono più. E lo faremo per tutte quelle realtà, penso non solo a Caserta, ma anche a Foggia, Bergamo e Padova, dove le condizioni oggettive lo impongono”. “Per un certo periodo – prosegue Gabrielli – si è pensato che i poliziotti, i carabinieri e i finanzieri fossero troppi; per fare disastri basta poco, a volte una finanza più o meno creativa, ma per recuperare ci vuole invece più tempo”.

L’ex Capo della Protezione Civile snocciola poi i dati degli organici della Polizia. “Sulla carta la mia amministrazione dovrebbe avere 117.200 dipendenti, ma ad oggi siamo scesi sotto 98 mila“. Per fortuna nelle ultime due leggi di bilancio registro un’inversione di tendenza e tra il 2018 e i primi mesi del 2019 aumenteremo gli organici di 2 mila 700 nuove forze”. “Mi dicono che faccio politica, ma sono un  funzionario dello Stato – e sottolinea con orgoglio – non del Governo”.

Ecco quindi l’attacco alla politica. “Provo amarezza nel vedere un Paese che sta perdendo sempre più credibilità nelle istituzioni. Un Paese – spiega – che non è sulla soglia del baratro sotto il profilo della sicurezza, ma in cui c’è comunque un profondo senso di insicurezza, basta sentire la gente. Ciò deriva da vari fattori, ma credo soprattutto da questa rappresentazione persistente, quasi nichilista, per cui le istituzioni vanno primariamente distrutte. Questa è miopia e follia e spesso è legata ad interessi di parte e di bottega”. 

Gabrielli parla di “un’insicurezza sociale, su cui incidono molti fattori, come la condizione economica, ma anche quella psicologica legata ad una precarietà di fondo. Oggi i figli hanno la quasi certezza di vivere peggio dei padri. Questa percezione di insicurezza si ha perché le comunità vivono sempre più la distanza con le istituzioni; e di certo su ciò incide questa sorta di cupio dissolvi, questa continua esasperata rappresentazione di negatività, di cui un esempio è la solita frase, dall’elevato tasso di ipocrisia, che viene detta quando il potente di turno o il colletto bianco viene fatto oggetto di indagini giudiziarie: ‘Ho piena fiducia nella magistratura’”.

“Le istituzioni vanno salvaguardate e non cambiate – aggiunge l’ex prefetto di Roma – perché si cambiano le persone ma non le istituzioni; e va recuperata quella credibilità che era un valore tanto sentito dal giudice Livatino. Altrimenti il Paese vivrà un periodo molto difficile. Già questo lo è, tra minacce dell criminalità organizzata e minacce terroristiche che fino adesso, e sottolineo fino adesso, non ci hanno coinvolto” conclude Gabrielli.