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Quello che stamattina è stato portato all’attenzione del sindaco Carlo Marino, uno dei due candidati in corsa per il rinnovo della carica di presidente della Provincia, è tra gli scempi più inascoltati della provincia di Caserta e il più bell’esempio di pazienza espresso da un’intera comunità ridotta allo stremo. Perchè è stato il non ascolto da parte delle Istituzioni ciò che ha fatto più male alla salute di uno dei più importanti ponti sul fiume Volturno, quello che mette in collegamento i comuni del Casertano ai piedi della catena matesina con quelli dell’Alto-Casertano. Un bacino di utenza di svariate migliaia di persone che, a gennaio 2016, si videro chiudere il Ponte Margherita perchè ritenuto pericolante e poi riaperto ad una sola corsia a maggio scorso.

Una storia lunga e complessa che stamattina è stata raccontata al sindaco di Caserta Carlo Marino, che si contenderà con Giorgio Magliocca  la carica di presidente della Provincia il prossimo 12 ottobre. A raccontargliela sono stati i cittadini, gli imprenditori e i commercianti del Comitato Pro Ponte Margherita che da anni denunciano inascoltati un isolamento che li ha ridotti sul lastrico. “La risoluzione della problematica inerente il ponte Margherita sarà una delle mie priorità qualora dovessi essere eletto presidente della Provincia” ha promesso Carlo Marino dopo un rapido sguardo al faldone di documentazione che i rappresentanti del Comitato Pro Ponte Margherita, oggi Associazione Osservatorio Ponte Margherita, gli hanno lasciato sulla scrivania come memo da studiare.

E’ la storia di un viadotto, di proprietà della Regione Campania e gestito dalla Provincia di Caserta, situato per metà nel territorio comunale di Alife e per l’altra metà in quello di Dragoni. Una infrastruttura nodale importante chiusa perché ritenuta a rischio cedimento da  uno studio commissionato dalla Provincia di Caserta nel 2015. La Regione, dal canto suo, in qualità di Ente Proprietario  stanziò la somma 700mila euro a giugno 2016, mentre la Provincia, Ente gestore della struttura, redigeva un progetto che poi si vide bloccare dal Genio Civile di Caserta.

In tutti questi carteggi istituzionali e tecnici, nei primi mesi del 2016 si costituì il Comitato Pro Ponte Margherita, oggi Associazione “Osservatorio Ponte Margherita”,  anche alla luce della lentezza e della mala gestione del procedimento provinciale, oltre che alla luce dei dubbi sulla necessità di dismettere l’infrastruttura per sostituirla con un fantomatico “ponte nuovo”. E fu proprio per questi dubbi che nel dicembre 2016 il Comitato di cittadini e operatori economici commissionò a proprie spese, e con un esborso di 35 mila euro, una verifica della capacità portante del Ponte Margherita all’ingegnere Settimo Martinello da Appiano (Bolzano) ed alla Società 4 Emme S.p.A. – PROVE SPERIMENTALI IN SITO, due soggetti tra i meglio accreditati a livello europeo in materia di verifiche e collaudo di ponti.

Lo studio si concluse con una Dichiarazione di Transitabilità del Ponte Margherita, che sanciva l’idoneità dell’infrastruttura a sopportare carichi derivanti dal transito di automezzi di peso complessivo massimo di 3,5t su di una sola corsia, e quindi a senso unico alternato. Ciò significava che il Ponte Margherita, all’indomani delle indagini commissionate dal Comitato Pro Ponte, era già in grado di sopportare, senza alcun lavoro, gli stessi carichi che avrebbe sopportato dopo i lavori previsti dal progetto della Provincia di Caserta, con le stesse modalità e sicurezza ma in appena due o quattro anni.

Intanto la Provincia di Caserta, non prendendo in considerazione la Dichiarazione di Transitabilità, ritenne opportuno fare dei lavori di puntellamento che nei primi giorni di maggio 2017 permisero la riapertura ad una sola corsia (e neppure regolamentare) a senso unico alternato del viadotto per poi proseguire con l’intervento previsto a monte. Lavori che ad oggi procedono a singhiozzi e di cui più nulla è dato sapere. Il Ponte Margherita è stato dunque abbandonato nuovamente a se stesso. Eppure oggi, durante il confronto con Marino, è stato proprio di quest’ultimo l’idea di interpellare la società di Bolzano per le prove di carico. Ottima proposta, peccato che la consulenza agli esperti di Bolzano sia stata già fornita e pagata profumatamente del Comitato e ignorato dalla Provincia, da quello stesso presidente facente funzioni Lavornia che ricopriva anche la carica di sindaco di Dragoni, ma che preferì soluzioni diverse e poco efficaci costate quasi 60mila euro. Tempo e soldi buttati via, domande rimaste inevase nelle stanze della Provincia, e ancora speranze da riporre affinché da quelle stesse stanze uscirà la svolta all’indomani del prossimo 12 ottobre.