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Caserta – A poche ore dalla presentazione della nuova identità della Reggia di Caserta, sui social si è scatenato un putiferio difficile da arginare. Il lavoro è stato affidato all’agenzia Sigla Comunicazione di Mantova per un importo totale pari a 37mila euro. Il risultato è stata la produzione di un logo molto semplice con le iniziali “R” e “C” in un punto legate tra loro. E le critiche sono piovute giù più forte di un temporale. I più “sensibili” si sono limitati a scrivere che il logo non rappresenta la Reggia ma sembra il simbolo di un centro termale, di un hotel o di un ristorante. Gli esperti (tanti grafici casertani e non, oltre a numerosi architetti) hanno messo in evidenza gli errori e la banalità nella costruzione di questa immagine. Tantissimi hanno postato i loghi di “RC media” e “RF” (brand di Roger Federer) per mostrare quanto sia stato palese lo scopiazzamento dal web. Ma, cercando e ricercando in rete, abbiamo trovato il vincitore: è Ricco Colinares, un’agenzia immobiliare di Calgary in Canada che si è vista replicare spudoratamente le forme del suo logo nientemeno che da un monumento Unesco, patrimonio dell’umanità. Nella foto che pubblichiamo, noterete che non c’è una somiglianza, no: sono proprio identici! Insomma una pessima figura per la direttrice della Reggia, Tiziana Maffei, che ieri aveva dichiarato: “Per dare forma a un brand abbiamo fatto emergere i caratteri profondi che connotano la Reggia di Caserta: la sua storia, la sua arte e la sua cultura“. Non da meno la funzionaria Valeria Di Fratta: “La parola chiave di questo progetto creativo è ispirazione abbiamo effettuato un’analisi dell’identità visiva attuale, del posizionamento a livello internazionale, dell’efficacia del brand, sviluppando poi un’immagine coordinata e avviando la progettazione di tutto il sistema di orientamento alla visita“.
Ma è possibile che, dopo la presentazione del progetto da parte dell’agenzia, a nessuno sia venuto in mente di fare un controllo sul web? Eppure bastava andare su google immagini per capire che nel progetto c’era ben poco di creativo. Che dire, poi, della Sigla Comunicazione? C’era bisogno di arrivare fino a Mantova per un lavoro del genere? I più maligni hanno detto (e anche scritto) che Mantova c’entra perchè è la città di Bonisoli, ministro dei Beni culturali quando la Maffei è stata nominata direttore.