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Santa Maria Capua Vetere (Ce) – Ha provato ad allontanare da sé e dalla sua amministrazione durata anni ogni ombra di collusione con la camorra, “facendo parlare” l’innumerevole serie di atti amministrativi che, a suo parere, dovrebbero dimostrare la sua costante azione antimafia. E’ durato oltre tre ore, al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, il controesame dell’ex sindaco di Casapesenna (Caserta) Fortunato Zagaria, imputato con il boss omonimo Michele Zagaria, capoclan dei Casalesi, che nel paesino del Casertano ha sempre risieduto con fratelli e sorelle trascorrendovi parte della sua lunga latitanza; il capoclan fu stanato proprio a Casapesenna, nel bunker realizzato in via Mascagni a casa di una famiglia di fiancheggiatori, gli Inquieto, dagli uomini della Squadra Mobile di Napoli il 7 dicembre 2011. I due Zagaria rispondono del reato di violenza privata con l’aggravante mafiosa commesso ai danni dell’altro ex primo cittadino, costituitosi parte civile, Giovanni Zara, in carica per dieci mesi tra l’aprile 2008 e il febbraio 2009, e mandato a casa dalla sua stessa maggioranza, secondo la Procura antimafia di Napoli proprio perché si opponeva apertamente ai condizionamenti del clan, allora molto forte perché il boss era latitante e si nascondeva a Casapesenna. Nelle due ultime udienze, l’ex sindaco Zagaria, esaminato e incalzato dalle domande del pm della Dda Maurizio Giordano, aveva ammesso candidamente di aver pagato al clan nel 2010, mentre era in carica al Comune, una tangente di 2000 euro.

 Oggi lo controesaminavano i suoi legali Paolo Trofino e Giuseppe Stellato; chiara la linea dell’ex primo cittadino, ovvero di far parlare gli atti amministrativi, dal Prg, primo nella storia di Casapesenna, approvato sotto la sua amministrazione, alle iniziative antimafia realizzate sui beni confiscati. “Non ho mai agevolato la camorra, anzi l’ho combattuta come dimostrano i provvedimenti presi” ha detto l’ex sindaco, portando come esempio anche la decisione di far aderire Casapesenna al Consorzio di comuni Agrorinasce, che nel Casertano gestisce oltre 100 beni confiscati ai Casalesi. L’udienza odierna doveva essere l’ultima dedicata all’istruttoria dibattimentale, ma il pm ha presentato richieste di integrazione probatoria, chiedendo che fossero sentiti i collaboratori di giustizia una volta affiliati alla famiglia Schiavone, Francesco Barbato, Giuseppe Misso e Nicola Panaro. Giordano ha poi chiesto l’audizione del barbiere di Casapesenna cui l’ex sindaco Zagaria – così come da lui stesso riferito in aula – avrebbe consegnato la tangente da 2000 euro da dare al clan. Il collegio comunicherà la decisione nella prossina udienza del 19 ottobre.