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“Con l’inizio dei lavori per l’allacciamento del carcere di Santa Maria Capua Vetere alla condotta idrica pubblica, poniamo fine ad una vergogna durata troppo tempo. C’è poco di cui essere orgogliosi, ma oggi un po’ di prestigio in più lo abbiamo guadagnato”. Così il vice-presidente della Regione Fulvio Bonavitacola ha commentato, nel corso di una conferenza stampa organizzata nell’ex municipio di Santa Maria Capua Vetere, oggi sede della presidenza del tribunale, l’avvio dei lavori che, entro trecento giorni, collegheranno “finalmente” la struttura detentiva che ospita quasi 1000 reclusi, e circa 600 tra poliziotti penitenzieri (450) e personale civile, tra cui medici e infermieri, alla rete idrica comunale, assicurando per tutti l’acqua corrente; una grave mancanza che risale all’apertura del carcere, datata 1996.

Per 25 anni, specie d’estate, a Santa Maria Capua Vetere si è ovviato con bottigliette d’acqua, cisterne, impianti di potabilizzazione. “E’ una situazione incresciosa – ha detto il direttore del carcere Elisabetta Palmieri –  che siamo riusciti a gestire con grandi sacrifici da parte dei poliziotti e dei detenuti”. Determinante per l’avvio dei lavori la fruttuosa collaborazione, che non si è fermata neanche durante la pandemia, tra il comune di Santa Maria Capua Vetere e la Regione, che ha finanziato l’opera con due milioni di euro. Il sindaco Antonio Mirra, che ha lavorato molto su tale questione, ricorda “l’accordo firmato già nel 2016 con la Regione Campania che prevedeva l’avvio di tutte le procedure che avrebbero dovuto portare all’esecuzione delle opere. Ci sono voluti oltre quattro anni per arrivare a tale importante risultato; la gara d’appalto è durata molto perchè la stazione appaltante ha dovuto esaminare il profilo di oltre duecento aziende interessate a fare i lavori, poi c’è stato il Covid, ma non ci siamo mai fermati”.

Il vice-presidente della Regione Bonavitacola, che ha seguito il “dossier carcere” sin dall’insediamento della giunta De Luca (2015), ricorda di essere rimasto “sorpreso nell’apprendere della mancanza di allacciamento della struttura con la rete pubblica. Il problema andava risolto, e ci abbiamo lavorato molto”. Il Procuratore di Santa Maria Capua Vetere Maria Antonietta Troncone ha affermato che “non è tollerabile una situazione del genere in un paese civile”, e che “il percorso di umanizzazione della pena passa anche attraverso servizi elementari come quello idrico”; la Troncone si è detta soddisfatta per “il lavoro sinergico portato avanti da varie istituzioni”. Per il prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, “lo Stato dimostra la sua forza rispettando le regole. Con l’inizio di questi lavori, lo Stato invia un segnale forte, agli agenti penitenziari, ma soprattutto rispetto ai diritti dei detenuti, che vanno sempre garantiti. Il presidente del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Gabriella Maria Casella evidenzia il grande lavoro fatto a dispetto delle pandemia per portare a casa un risultato importantissimo”.