- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Caserta – Oltre 100 beni confiscati alla criminalità organizzata per un valore di circa 20 milioni di euro, tra una cui una maxi-azienda agricola simbolo una volta del potere economico-criminale dei Casalesi e le ville di boss come Nicola Schiavone e Antonio Iovine. E’ emerso oggi nella conferenza di servizi convocata presso la prefettura di Caserta cui ha preso parte il prefetto Raffaele Ruberto, e il Responsabile dell’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei Beni Confiscati Ennio Mario Sodano.

Nei prossimi giorni  – spiega Sodanodopo che i Comuni mi faranno pervenire le loro delibere, firmerò i decreto di assegnazione dei beni, per lo più appartamenti, che potranno essere riutilizzati a fini sociali, come prescrive la legge”. In totale sono 113 i beni, tutti accatastati e liberati; “molti sindaci – prosegue Sodanoci hanno chiesto se i beni confiscati e da assegnare erano anche liberati da eventuali occupanti; è ovvio che prima di riassegnarli noi provvediamo a liberarli con l’aiuto, se serve, delle forze dell’ordine”.

I beni sono ubicati in 17 Comuni del Casertano, tra cui quelli a più alta densità camorristica, come Casal di Principe (tre beni), Casapesenna (3), San Cipriano d’Aversa (2), Trentola Ducenta (14), Cancello e Arnone (4), Villa Literno (3), Castel Volturno, comune quest’ultimo tra i più estesi della Campania in cui vi è il maggior numero di beni confiscati e non assegnati né utilizzati. A Santa Maria la Fossa, comune che invece riutilizza maggiormente e con più efficacia rispetto agli altri enti locali i beni confiscati, sarà assegnata la tenuta agricola La Balzana, già da tempo gestita provvisoriamente, una volta appartenuta all’imprenditore dei Casalesi Dante Passarelli, il re dello zucchero deceduto anni fa, e ai suoi eredi. Si tratta di un’azienda formata da ben 58 lotti, complessivamente 200 ettari. Per il prossimo anno la riqualificazione ambientale e produttiva sarà curata da 21 agricoltori della zona, ad ognuno dei quali sarà assegnato in via provvisoria un appezzamento di circa 10 ettari; poi, quando i terreni saranno finalmente pronti per essere coltivati, si passerà alla seconda fase, quella del ritorno alla produzione.

A Santa Maria la Fossa riutilizziamo il 75% dei beni che ci sono stati assegnati”, sottolinea il sindaco Antonio Papa; “abbiamo realizzato sui beni sottratti ai clan un’isola ecologica, un impianto di biogas, su alcuni terreni produrremo il grano per la pasta Voiello; dunque abbiamo compreso come i beni confiscati possano essere un volano importante per la nostra economia”.

Ma il rilancio dei beni confiscati passa attraverso progetti concreti dei comuni, che al momento mancano; ci sono però le idee e i soldi. Le prime sono le più varie: c’è chi, come il comune di Capodrise, vi vorrebbe realizzare un “pronto soccorso per i senza tetto”, altri enti, come Trentola Ducenta, vorrebbero destinare i beni all’emergenza abitativa, mentrre a Sant’Arpino si vorebbero creare orti sociali. Anche i fondi non mancano. “Ci sono quelli previsti nell’ambito dei Pon o da varie misure del Governo o della Regione – spiega Sodanocerto nessun comune ha le risorse finanziarie per gestire da solo molti beni confiscati, anche per questo consigliamo agli enti locali di unirsi per una gestione in comune dei beni”.

Su questo fronte però, spiega il prefetto di Caserta Raffaele Ruberto, “non abbiamo trovato una grande disponibilità da parte dei Comuni, sembra che ognuno voglia fare da sé. Noi possiamo sollecitare gli enti locali, ma non possiamo intervenire nelle loro scelte”. Sodano però spiega che “l’Agenzia Nazionale può commissariare i Comuni e revocare l’assegnazione dei beni se la gestione non risponde all’interesse pubblico”.