- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Caserta – Si parla di rapporti e incontri, fino ad ora inediti, per la gestione di tangenti, tra il boss dei Casalesi Michele Zagaria e uomini politici, anche di primo piano nel panorama campano, come il neo-senatore di Forza Italia Luigi Cesaro (n.d.r. non indagato), nell’ordinanza di custodia cautelare che oggi ha portato in carcere per associazione camorristica i fratelli imprenditori Nicola e Giuseppe Inquieto, ritenuti organici al clan Zagaria.

A parlare di quella che viene definita “area grigia”, ovvero dei legami tra camorra e politica, è il collaboratore di giustizia Generoso Restina, vivandiere di Zagaria nel periodo in cui il boss era latitante e si nascondeva nel suo paese di nascita, Casapesenna. Zagaria ha vissuto nella casa che egli stesso aveva messo a disposizione di Restina e della moglie, dal maggio 2005 al luglio 2008. “Un insospettabile che come spesso accade in territori di camorra, si ritrova a gestire per anni la latitanza di pericolosi criminali” scrive il Gip Federica Colucci a proposito di Restina. Questi, non appartenente dunque al clan, ha quindi potuto osservare da una posizione privilegiata quelli che erano i rapporti che il boss aveva con amministratori e politici locali e non, distribuendo per conto di Zagaria anche pizzini e messaggi. In passato Restina aveva già parlato degli incontri tra il capoclan e il suo omonimo Fortunato Zagaria, ex sindaco di Casapesenna sotto processo con il boss. Durante l’indagine sui fratelli Inquieto, il collaboratore non solo ha confermato degli incontri tra i due Zagaria, ma ha raccontato anche “di rapporti ed incontri – scrive il Giptra Michele Zagaria e personaggi politici del calibro di Luigi Cesaro, già presidente della Provincia di Napoli, e Ciaramella, ex sindaco di Aversa”.

Cesaro, poco prima delle elezioni politiche del 4 marzo scorso, ricevette un avviso di garanzia per voto di scambio, mentre i due fratelli Aniello e Raffaele sono sotto processo per presunti legami con il clan napoletano dei Polverino in relazione agli appalti del Pip di Marano (Napoli). “Nel corso degli interrogatori sostenuti – prosegue il Gip – Restina ha accennato al coinvolgimento di costoro (i politici citati, ndr) con il gruppo delinquenziale nella gestione delle tangenti per gli appalti milionari nell’area casertana e napoletana dei quali finora non si aveva notizia”.

Un mare di intrecci poco chiari e soldi, dunque, si muoveva attorno al boss Michele Zagaria; l’indagine che ha portato in carcere gli Inquieto, ha accertato come i due imprenditori avessero investito almeno dal 2004, per conto del boss, centinaia di milioni di euro provenienti dagli affari illeciti in attività economiche e beni di lusso in Italia e all’estero, in particolare in Romania, dove sarebbe stato rintracciato parte del “tesoro” del boss. Sono almeno 400 i beni che rientrerebbero nel patrimonio dei fratelli Inquieto; il sequestro non è ancora scattato, ma finita la conta è probabile che arrivi anche la misura reale.