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Caserta – Dai banchi di scuola ai servizi sociali. È questa la decisione che un gruppo di docenti dell’Istituto Mattei di Caserta, con tanto di approvazione del preside, ha deciso di adottare per punire due studenti particolarmente ribelli, che si erano più volte distinti durante l’anno scolastico per un comportamento tutt’altro che esemplare ed edificante. Era inizio marzo e non si immaginava minimamente che di lì a poco tutta l’Italia sarebbe stata messa in quarantena e che le scuole avrebbero chiuso.

“Questi ragazzi ci hanno dato un po’ di problemi dal punto di vista disciplinare e sospenderli per una decina di giorni mi sembrava che potesse veramente pregiudicare l’esito dell’anno scolastico, quindi abbiamo pensato ad una soluzione alternativa”, ci spiega il prof. Vincenzo Violetti, docente dell’Istituto Mattei e promotore dell’iniziativa accolta con così grande favore da tutti i suoi colleghi. “Per otto pomeriggi anziché essere sospesi alla maniera tradizionale, e dunque stare a casa, i ragazzi saranno obbligati a fare del volontariato presso la Croce Rossa di Caserta”.

Rendersi utili alla collettività e, al contempo, essere un esempio e uno stimolo per gli altri. Da modelli negativi a modelli positivi, insomma, per capire e dimostrare quanto sia importante rispettare le regole ed essere dei bravi cittadini. I due studenti birichini sono stati così catapultati nel seminterrato della sede della Croce Rossa di Caserta, dove un gruppo di volontari li ha accolti con entusiasmo e li ha messi subito al lavoro. Pasta, latte, biscotti, barattoli di piselli, fagioli, pomodoro e altri alimenti di primaria importanza: tutti da organizzare e sistemare in pacchi di diversa grandezza, da consegnare poi alle famiglie indigenti del territorio. “E’ una cosa bella quella che stiamo facendo”, commentano gli studenti con entusiasmo. “Stiamo aiutando gli altri, è una bella esperienza e ci piacerebbe rifarla anche in futuro”, sorridono compiaciuti.

La punizione si è così rivelata uno stimolo più che positivo per i due ragazzi che, puntualissimi e diligenti, hanno lavorato duramente senza fermarsi un attimo, impegnati a contare, sistemare e impacchettare gli alimenti sotto la direzione degli altri volontari CRI che, con pazienza e qualche sorriso divertito, hanno inserito nella loro comitiva operosa questi insoliti ospiti.

“Quando è arrivata la richiesta da parte della scuola io non ci ho pensato due volte, ho detto subito si”, commenta convinta Teresa Natale, presidente del comitato CRI di Caserta. “Il volontariato è uno strumento importantissimo per capire gli altri perché facendo volontariato, soprattutto nell’area sociale, ci si confronta con tante situazioni e tanti scenari diversi, per cui ci si può facilmente appassionare. E chissà che questi ragazzi non diventino dei futuri volontari di Croce Rossa”.

Ed il volontariato assume una funzione ancora più importante se si considera la tipologia di studenti che sono stati coinvolti. “Il valore della punizione per i comportamenti scorretti è alto”, chiarisce il prof. Violetti, che ha accompagnato i due studenti ogni pomeriggio presso il comitato CRI di Caserta per sorvegliare attentamente il loro lavoro. “Noi abbiamo delle situazioni veramente al limite perché, come scuola professionale, spesso raccogliamo ragazzi che non hanno nessuna motivazione allo studio e che sono costretti ad iscriversi in qualche istituto a causa dell’obbligo scolastico fino ai 16 anni. La mancanza di motivazione genera sicuramente un’insofferenza già solo nello stare seduti a scuola, figuriamoci ad ascoltare lezioni o a partecipare attivamente al discorso didattico. Per questo motivo, quello che vorrei fare, oltre a questo discorso di “punizione”, è magari proporre, dall’anno prossimo, un progetto che abbracci tutti i ragazzi che hanno difficoltà a stare seduti e, attraverso questa e altre associazioni del territorio, invogliarli a fare altro e magari fargli capire che lavorare è molto più duro che stare a scuola. Il 4 o 5% della nostra popolazione scolastica si riorienta nel corso degli studi, cambia indirizzo, e di solito il cambiamento avviene verso scuole ancora più professionalizzanti, come le scuole regionali o quelle che propongono percorsi per parrucchieri o estetisti. Io sconsiglio sempre questo tipo di percorsi ai miei alunni perché ritengo che sono così tante le professioni di estetiste e parrucchieri sul territorio che non c’è più sbocco per loro. Io vorrei dare loro un’opportunità diversa e la lotta alla dispersione scolastica la voglio fare proprio attraverso questo tipo di progetti”.

L’emergenza sanitaria e l’estensione della quarantena a tutto il Paese, da nord a sud, ha purtroppo interrotto bruscamente questo simpatico esperimento di “volontariato obbligatorio”: in queste settimane difficili i due studenti e il loro insegnante non si sono dati per vinti e si sono promessi di terminare le ore che avevano deciso di mettere a disposizione della Croce Rossa non appena si potrà tornare in aula. Un’aula che per loro, soprattutto in questo caso, non è solo un luogo di conoscenza e di sapere, ma uno spazio di confronto con la vita.

Anna Rita Santabarbara