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Momenti di tensione stamani nell’aula della Corte d’Appello di Napoli dove era in corso l’udienza relativa alla confisca del patrimonio a carico dei tre fratelli Giovanni, Cuono e Salvatore Pellini, imprenditori del settore rifiuti condannati per traffico illecito di rifiuti e ritenuti tra i responsabili dell’inquinamento dell’area dell’hinterland napoletano ricadente nella cosiddetta Terra dei fuochi.
Il deputato napoletano di Alleanza Verdi e Sinistra Francesco Emilio Borrelli è entrato nell’aula con una decina di persone, e c’è stato anche un battibecco con un familiare dei tre imprenditori, fin quando l’avvocato Francesco Picca, che assiste i Pellini insieme ai legali Stefano Preziosi e Paola Tafuro, ha chiesto al presidente di sezione Rosa Maria Caturano di far uscire i manifestanti dall’aula, anche perché il procedimento non prevedeva la presenza del pubblico; sono così intervenuti i carabinieri che hanno messo alla porta Borrelli e gli altri che erano con lui.
Un’udienza importante quella di oggi, perché i giudici di secondo grado dovevano decidere sull’efficacia del provvedimento di confisca del patrimonio dei Pellini, per un valore di circa 200 milioni di euro, emesso ad inizio luglio, e verso cui i legali dei Pellini hanno già presentato ricorso per Cassazione (non è stato ancora fissato).
Per gli avvocati il provvedimento sarebbe inefficace in quanto emanato dopo che è decorso il termine perentorio di 18 mesi richiesti per emettere un provvedimento di secondo grado. Nel corso dell’udienza la Procura generale ha chiesto alla Corte di rigettare le richieste degli avvocati difensori, che invece hanno insistito sul punto. I giudici si sono riservati e decideranno nei prossimi giorni.