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Non avrebbero versato per quasi sei anni al Comune di Maddaloni (Ce) la percentuale dovuta sulle tasse locali pagate dai cittadini, realizzando così una truffa per diverse centinaia di migliaia di euro. Al centro del presunto raggiro i vertici della Centro Servizi Italia srl (CSI), società di riscossione di tributi comunali, Angelo Calabrò, amministratore unico, e Francesco D’Alonzo, capo del personale, entrambi casertani, finiti questa mattina in manette su ordine del Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere nell’ambito di un’indagine coordinata dalla Procura – Procuratore Maria Antonietta Troncone e sostituto Domenico Musto – e realizzata dai carabinieri della Compagnia di Maddaloni. Il Gip ha ordinato poi anche il sequestro a carico degli indagati della somma di 129mila euro, sebbene i soldi non versati al Comune, secondo la Procura, ammonterebbero ad oltre un milione di euro; non sarebbe stata però fornita la prova di quanti soldi sarebbero effettivamente trattenuti illecitamente ogni anno.

La Csi, con sede a Maddaloni, ha attualmente 200 dipendenti e negli ultimi mesi si è occupata di vigilanza, ma in passato ha gestito la riscossione, oltre che a Maddaloni, in altri comuni del Casertano e del Napoletano, dove gli inquirenti ritengono che la CSI possa aver compiuto lo stesso raggiro. I fatti sarebbero avvenuti tra maggio 2011 e il febbraio dello scorso anno, periodo durante la società ha riscosso per conto del Comune di Maddaloni i canoni idrici, quelli relativi alla Tassa sui rifiuti (Tarsu) e ha gestito i parcheggi pubblici, per poi concludere il rapporto con l’Ente. E’ emerso che la Csi avrebbe trattenuto, per i canoni idrici e la Tarsu incassati dai cittadini, parte dell’aggio dovuto contrattualmente al Comune; è così accaduto che agli utenti siano state recapitate più volte le bollette relative allo stesso consumo d’acqua, dal momento che al Comune non risultavano i pagamenti, che invece erano stati regolarmente effettuati tramite versamenti alla Csi. Quest’ultima effettuava “commistioni” tra i soldi incassati dagli utenti e i propri fondi, nonché compensazioni non autorizzate. In relazione alla gestione dei parcheggi, la Csi si occupava di incassare i soldi delle infrazioni relative alla sosta, concernente situazioni di cittadini trovati senza titolo di sosta, il cosiddetti grattino, o per i quali era scaduto il tempo massimo per cui avevano pagato; i vertici, è emerso, avrebbero così indicato lo stesso numero di titolo della sosta, per un totale stimato di 7097 avvisi di violazione, in modo da far venire meno la necessità di richiedere la vidimazione al Comune di nuovi titoli. In tal modo avrebbero trattenuto l’incasso senza versare nulla al Comune.