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Caserta  –  Quattro denunce nel 2016 (rispetto alle 14 del 2015), altrettante, una più una meno, quest’anno. Di segnalazioni neanche a parlarne, restano muti i telefoni delle associazioni di categoria che forniscono numeri verdi per chi volesse anche in forma anonima farsi avanti. Eppure il racket dell’usura, in provincia di Caserta, procede a gonfie vele, con l’edilizia che è uno dei settori più in crisi e in cui si ricorre maggiormente ai prestiti usurai. Lo conferma il presidente di Cna Caserta Francesco Geremia; con le 1400 imprese artigiane iscritte, la maggior parte piccole, quelle più esposte al racket, ha un osservatorio privilegiato.

Il nostro numero verde – dice – è praticamente inattivo, fino a qualche anno fa arrivavano almeno le denunce anonime con l’indicazione del paese dove il fatto era accaduto. Ora più nulla. In tempi come questi – prosegue – in cui l’accessibilità al credito bancario per gli imprenditori è diminuita sensibilmente, il ricorso all’usura diventa spesso necessario. Notiamo inoltre che il livello di omertà tra coloro che finiscono vittima degli usurai è ancora molto forte. Molti vengono da noi ma non si aprono”.

Come a dire che la mancanza di denunce non è solo questione di paura – spesso gli strozzini sono stesso gli esponenti dei clan camorristici – ma anche di una mentalità di diffidenza verso forze dell’ordine e magistratura molto radicata nel Casertano, che accomuna tra l’altro vecchi e giovani imprenditori; sono aumentate le aziende create da ragazzi, ma neanche loro, come i padri, denunciano. Lo sa bene la Camera di Commercio di Caserta, che organizzò e allestì tra il 2009 e il 2011, insieme alla Cna e alle altre associazione di categoria, come quelle dei commercianti, il camper della legalità; il suo tour per la provincia di Caserta portò ad appena tre denunce. Si racconta che qualche imprenditore salì sul camper non per denunciare strozzini o estorsori, ma per farsi prestare i soldi per pagare la propria rata ai malviventi. Da allora sembra che l’attenzione su un fenomeno sociale così grave sia diminuita. E’ di 5 anni fa l’ultima indagine fatta dalla Cna tra i suoi iscritti con una questionario anonimo. Emerse un quadro molto cupo, in cui gli artigiani lamentavano una situazione di gran lunga peggiore rispetto al sondaggio fatto cinque anni prima. Oggi, cinque anni dopo, la situazione è peggiorata. Quasi vicine alle zero le denunce ad Sos Impresa, associazione della Confesercenti.

In certi casi – spiega Geremia – si assiste ad una vera e propria espropriazione economica, con debitori che sono costretti a cedere l’attività, l’abitazione. Tra molti imprenditori c’è paura di ritorsioni, poi c’è la burocrazia, con la prefettura che impiega tre anni per evadere le richieste di accesso al fondo vittime usura e racket”.

Altro motivo per cui non si denuncia è la scarsa fiducia degli imprenditori nei rappresentanti delle proprie associazioni di categoria, spesso troppo politicizzate. “Anche noi abbiamo commesso degli errori, dobbiamo fare autocritica” conclude Geremia.