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Caserta – “Basta con questa farsa, questa truffa da pataccari che dura da 139 anni: rimuovete la targa commemorativa da quella casa che non fu mai di Luigi Vanvitelli”. Sbotta così Nando Astarita, cultore ed estimatore della storia casertana che da anni, anche attraverso facebook, promuove e diffonde tasselli di storia nota e meno nota dell’intera provincia. Un lavoro di ricerca documentale e archivistica che, nel caso della falsa dimora dell’Architetto reale, sembrerebbe non aver sortito alcun effetto concreto. Da qui l’esasperazione che, tra like e condivisioni sulle pagine social, sta assumendo in queste ore le dimensioni di una battaglia per amore di verità storica.

“La casa spacciata per dimora di Luigi Vanvitelli è un clamoroso falso storico da pataccari – spiega Astarita sulla sua pagina social “Reggiando … e dintorni reali” –  Il falso nacque nel 1879, in occasione dell’inaugurazione della statua di Vanvitelli  nel primo centenario, ritardato, della sua morte. In quell’occasione venne scelta come casa di Vanvitelli, su cui apporre lapide,  un bel palazzo con 4 belle colonne sulla facciata ed in ottime condizioni,  al posto di quello dove Vanvitelli aveva realmente abitato, che era invece piccolo, bruttino e in condizione degradate.  I cialtroni dell’epoca privilegiarono dunque l’apparenza alla verità,  e così  spudoratamente proclamarono  “casa di Vanvitelli” un edificio che  all’epoca della morte dell’Architetto (1773),  non esisteva ancora e, addirittura,  non esisteva nemmeno la strada dove esiste. Invece, la casa vera in cui Vanvitelli visse e morì  si trova al primo piano del palazzo adiacente alla piccola ed antica chiesa di Sant’Elena, scelta dall’architetto perché molto vicina al Gran Cantiere della Reggia, particolare importante dacché egli, malato di gotta, soffriva a spostarsi. Anzi, a tal proposito, l’architetto ottenne dalla Curia Romana di poter aprire un affaccio dalla sua abitazione direttamente nella chiesa così da poter assistere, senza disagi, alle funzioni religiose. Eppure la chiesa, in cui tra l’altro vi sono varie sepolture tra cui quelle di Bernasconi e di Patturelli, versa in condizioni fatiscenti. E malgrado i pericoli per spore di muffe , impianto elettrico approssimativo, scalette strette, rischi distacco d’intonaci e tanto altro, la curia di Caserta la mette a disposizione di giovani che vi lavorano per un meritorio servizio di volontariato in condizioni di assoluta insalubrità e pericolo. Chissà cosa si aspetta a mettervi fine. Insomma, vergogne che si sommano ad altre vergogne, come quelle del Comune che consente vere proprie discariche urbane vicino a quella chiesa e non impone alla Curia un doveroso ripristino del decoro indispensabile a pochi passi dal monumento UNESCO. Caserta è una piccola città con una grande e rara fortuna che è quella di avere ben tre monumenti Patrimonio dell’ Umanità: la Reggia, il Belvedere di San Leucio, l’Acquedotto Carlino. Tutto ciò grazie ai Borbone,  ma anche alla geniale creatività di Luigi Vanvitelli.Ebbene, la città come ha ripagato l’Architetto Reale? Finora pessimamente, perché oltre  al degrado e al falso storico imperanti, si aggiunge anche la  vicenda dei suoi resti mortali,  dispersi per 34 anni e, a tutt’oggi, ancora oggetto di misterioso esito”.