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Caserta – Prendo atto della necessità di dotarsi di impianti per lo smaltimento dei rifiuti ma bisogna anche tener conto di alcune criticità che possono emergere da tali realizzazioni e che spaventano la cittadinanza e tutti noi: tra queste la sede scelta per l’impianto, a poca distanza dalla Reggia di Caserta, patrimonio dell’umanità, e dalla stazione ferroviaria, anche se altri insediamenti industriali già esistono“. Con queste parole il vescovo di Caserta Pietro Lagnese prende decisamente posizione sulla questione del Biodigestore, l’impianto per il trattamento dei rifiuti solidi urbani che dovrebbe sorgere a Caserta nell’area industriale di Ponteselice, a poche centinaia di metri in linea d’aria dalla Reggia vanvitelliana patrimonio dell’Unesco e dalla stazione ferroviaria. Un argomento “caldo” che è già stato al centro della recente campagna elettorale per le comunali vinte dall’esponente di Pd e centrosinistra Carlo Marino (riconfermato sindaco), che più volte ha spiegato che l’impianto si deve fare, aprendo però ad un cambio di location, da stabilire in un apposito tavolo di confronto ancora da convocare, per venire incontro alle tante proteste di associazioni e cittadini. Pochi giorni fa però la Regione, che finanzia l’opera, ha spiegato tramite il vice-presidente Fulvio Bonavitacola, che l’impianto va fatto a Ponteselice, pena la perdita del finanziamento.
Lagnese fa dunque sentire la sua voce sul tema, e spiega che è importante realizzare gli impianti “per far fronte alla difficile gestione urbana e regionale di questa emergenza non più procrastinabile ed evitare altresì̀ infiltrazioni criminali”, ma lascia però intendere che la location scelta non è la più opportuna. L’auspicio è quello di “un serio confronto che tenga conto dei possibili benefici e costi conseguenti, e di una soluzione che sia la migliore possibile“. Nel suo intervento, il Vescovo parte dagli insegnamenti di Papa Francesco nella enciclica sull’ambiente “Laudato si'”. “Ci sono discussioni su questioni relative all’ambiente – dice riprendendo le parole dell’enciclica – nelle quali è difficile raggiungere un consenso; la Chiesa non pretende di definire le questioni scientifiche, né di sostituirsi alla politica, ma invito a un dibattito onesto e trasparente, perché le necessità particolari o le ideologie non ledano il bene comune”. Lagnese torna poi alla dimensione più locale, sottolineando le criticità connesse alla location, oltre a quelle più importanti relative alla vicinanza ad un monumento come la Reggia. Ci sono infatti “l’eventuale inquinamento odorigeno, l’impatto ambientale e paesaggistico, il traffico di mezzi pesanti per raggiungere la località. Non dimentichiamo, inoltre, che la nostra terra, ora tristemente nota come Terra dei Fuochi, è già stata troppo spesso maltrattata e inquinata, usurpata e trasformata in discarica a cielo aperto, in cui insieme alle sostanze inquinanti, si è diffusa una forte illegalità e corruzione. I dati emersi lo scorso febbraio dal rapporto promosso dalla Procura di Napoli Nord e dall’Istituto Superiore di Sanità, ci parlano di un chiaro nesso di causalità tra la presenza di rifiuti tossici nei nostri territori e l’insorgenza di gravi patologie. Non sono perciò più ammissibili errori: la salute è un bene comune primario. Non possiamo più sbagliare! Abbiamo invece bisogno, oggi più che mai, di scelte lungimiranti e politiche coraggiose che, spinte da una conversione ecologica, rispettino la nostra casa comune, la Madre Terra, tutelando così la nostra salute e la vita delle future generazioni”.
Riprendendo ancora una volta il Papa, il vescovo Lagnese ricorda che “la partecipazione richiede che tutti siano adeguatamente informati sui diversi aspetti e sui vari rischi e possibilità, e non si riduce alla decisione iniziale su un progetto, ma implica anche azioni di controllo o monitoraggio costante. C’è bisogno di sincerità e verità nelle discussioni scientifiche e politiche, senza limitarsi a considerare che cosa sia permesso o meno dalla legislazione”.