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Santa Maria Capua Vetere (Ce) – Ad aprile 2020 proprio mentre accadevano i fatti oggi sotto imputazione chiedevamo, in un’interrogazione parlamentare – a cui non abbiamo avuto nessuna risposta – di fare chiarezza su quanto realmente accaduto nelle 24 ore tra domenica 5 e lunedì 6 aprile nel carcere di Santa Maria Capua Vetere” dicono in una nota congiunta le parlamentari di Si e Misto Paola Nugnes, Elena Fattori, Virginia La Mura, Doriana Sarli, Jessica Costanzo, Guia Termini.
Oggi ci risponde la magistratura, con le misure cautelari a 52 poliziotti imputati di fatti gravissimi, consumati in un istituto carcerario dello stato dove nessuno ha garantito a uomini privati della loro libertà i più elementari diritti civili – aggiungono – Le immagini diffuse dalle testate giornalistiche sono raccapriccianti, e se le responsabilità imputate saranno confermate nelle sedi della giustizia, mostrano una pagina nera della violenza nelle carceri. Ciò che si sarebbe consumato è contrario alla dignità umana, ad alcuni detenuti sono stati tagliati barba e capelli, altri sono stati spogliati e pestati con manganelli, pugni e calci su tutto il corpo. Il racconto di queste torture non sembra fermarsi alle immagini, perché alcuni familiari sostengono che i pestaggi continuino anche ora“. Aggiungono le parlamentari nella nota: “Quanto ancora dobbiamo aspettare per prendere una posizione chiara contro gli abusi di potere? Quanto ancora dobbiamo aspettare affinché si mettano in campo gli strumenti utili al contrasto degli abusi di potere? Pestaggi congiunti delle squadre all’interno delle singole celle e nei corridoi della sezione, detenuti denudati e insultati, messi in ginocchio e colpiti ripetutamente con manganelli, pugni e calci avvenuti nella mattanza della settimana santa disegnano un modello con cui le forze dell’ordine hanno voluto ripristinare i rapporti di forza all’interno del carcere dopo i timori dei contagi da Covid in una struttura senza alcuna protezione e in sovraffollamento.
Le ipotesi di reato sono importanti, secondo la Procura “i Pubblici ufficiali sono gravemente indiziati dei delitti di concorso in molteplici torture pluriaggravate ai danni di numerosi detenuti, maltrattamenti pluriaggravati, lesioni personali pluriaggravate, falso in atto pubblico, calunnia, favoreggiamento personale, frode processuale e depistaggio”‘.
Vendetta e certezza dell’impunibilità di certi metodi non possono essere gli strumenti rieducativi su cui si fonda la struttura carceraria in Italia, bisogna che il significato delle parole ‘ diritti umani’ diventi parte integrante della cultura del nostro Paese” concludono le parlamentari.