- Pubblicità -
Tempo di lettura: < 1 minuto

Napoli – Quello al pronto soccorso doveva essere un gesto plateale ed eclatante, così come lo definisce il gip di Napoli, Maria Laura Ciollaro. L’agguato a Vincenzo Rossi, 22 anni, che gli causa lesioni gravi guaribili in 70 giorni al femore destro e sinistro, fratturati dal passaggio di due colpi di pistola, calibro e arma ancora sconosciuti, doveva rimare impresso.

Una metodologia tipicamente mafiosa, adottata nelle prime ore del mattino del 17 maggio scorso da Giuseppe Iaselli nell’ambito di un regolamento di conti interno a un’organizzazione criminale dei Quartieri Spagnoli. Rossi, infatti, fu portato dallo stesso sicario in prossimità di piazza Trieste e Trento, luogo di incontro e di ritrovo notturno proprio perché persone gravitanti nella criminalità della zona potessero vedere quello che stava accadendo. I suoi complici, poi, Vincenzo D’Avino e Arturo Picco, fecero irruzione all’interno dell’ospedale Pellegrini impugnando una pistola calibro 9 x 21 ed esplosero colpi contro i soccorritori di Rossi, cinque persone in tutto tra cui un minorenne, mentre erano sulla scalinata e stavano correndo verso l’ingresso del pronto soccorso.