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I soldi erano tantissimi, gli appalti venivano affidati mese per mese ed era così da 13 anni, da quando Loredana Di Vico, provveditore alle spese dell’Asl Napoli 1, e l’imprenditore Vincenzo Dell’Accio, si frequentavano. Così gli uomini del Nucleo di polizia economico-fiananziaria della Guardia di Finanza di Napoli questa mattina ha sequestrato anche 24 Rolex, che secondo l’accusa sono il frutto degli illeciti guadagni percepiti dalla concessione di appalti senza gare.

Ieri la retata dei militari che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare per sei persone. Oltre alla Di Vico, ci sono il fratello e la sorella di Dell’Accio, e il loro stretto collaboratore. Il valore degli orologi è stato stimato in qualche centinaia di migliaia di euro. I finanzieri, ieri, hanno messo i sigilli a beni mobili e immobili riconducibili alle sei persone arrestate, per circa 800mila euro. La coppia si frequentava ma nessuno doveva saperlo perché erano consapevoli dell’assoluta incompatibilità del rapporto con le attività lavorativa.

Da questa premessa parte il giudice Giannone De Falco per ricostruire la vicenda che ha portato agli arresti di ieri. La costituzione e gestione di diverse aziende da parte dei fratelli Dell’Accio con prestanomi era un modo per potersi tutelare dai controlli. Ma le segnalazioni erano arrivate e così si è proceduto alle prime intercettazioni. Secondo l’accusa hanno creato, a partire dal 2008, un monopolio per favorire le società del gruppo Dell’Accio nella fornitura di prodotti in precedenza forniti direttamente dalle case madri o distributori esclusivi per l’italia. Il 28 gennaio del 2017 Vincenzo Dell’Accio confida a fido Gennaro Ferrigno l’esito di una conversazione scritta avvenuta nella notte precedente con al compagna Loredana Di Vico e riferendosi a tale relazione parla di una «Repubblica fondata sul lavoro», che si mantiene in vita con l’obiettivo di trarne benefici. Uno di questi «è l’acquisto di una casa importante».