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Fu ammazzato a pugni, a mani nude e solo per vendetta. Perché Salvatore De Magistris era il patrigno di un uomo che era passato con il clan avversario. È una vittima innocente della criminalità organizzata, morto nel 2004, all’età di 60 anni e in maniera atroce. Secondo la Dda per mano di Nunzio Di Lauro e Antonio Mennetta, e su ordine di Marco Di Lauro, boss di Secondigliano, quartiere a nord di Napoli nel corso della faida con gli scissionisti per il controllo dello spaccio.

Sono accusati di omicidio volontario con dolo diretto, per Mennetta e Nunzio Di Lauro, con l’ aggravante delle sevizie e per avere commesso il reato per favorire un’associazione camorristica, e omicidio volontario con dolo, ma con concorso anomalo, per Marco Di Lauro, che malgrado non avesse ordinato l’omicidio poteva prevede che l’esito sarebbe potuto essere quello.

Le indagini sono state riaperte anche grazie al contributo del pentito Salvatore Tamburrino, uomo di fiducia del boss Marco di Lauro. L’unico obiettivo di quella missione era punire il tradimento di Biagio Esposito, passato con gli scissionisti, poi diventato collaboratore di giustizia. Nella cosiddetta “corte” di un’abitazione di Secondigliano, Nunzio Di Lauro e Antonio Mennetta, picchiarono il sessantenne fino a ridurlo in fin di vita. Poi, in sella a una Honda Transalp, mentre se ne stavano andando, il colpo di grazia, investendolo. L’uomo non morì subito: il suo calvario durò un mese. Non si riprese mai, per tutto questo tempo, dal coma in cui era precipitato: il decesso avvenne in ospedale, il 29 novembre 2004.