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È un’altra tessera di un domino complicato, quello segnato dal trasferimento di centinaia di lavoratori dalla Napoli Sociale in liquidazione alla Napoli Servizi, entrambe partecipate comunali, stabilito da una delibera di 7 anni fa. Il giudice del lavoro Alessandra Santulli del Tribunale di Napoli ha accolto il ricorso di un’operatrice socio assistenziale (Osa), addetta all’assistenza di alunni disabili, riconoscendole un inquadramento superiore. La Napoli Servizi spa è stata condannata a corrisponderle tutte le differenze retributive spettanti, oltre che al pagamento di 3.200, ossia tre quarti delle spese processuali, compensando l’ultimo quarto. La vicenda si situa nella storica vertenza del passaggio dei dipendenti dall’una all’altra partecipata. Una storia tormentata, anche per le pendenze dei lavoratori con la vecchia società, e gli atti transattivi firmati – e in diversi casi impugnati dai dipendenti – all’atto dell’assunzione nella nuova. La 67enne ricorrente – assistita dagli avvocati Francesca Ferrari e Nerino Allocati – entrò in Napoli Servizi nel 2016. L’impiego a tempo indeterminato prevedeva un part-time al 90% di 36 ore settimanali, con inquadramento nel terzo livello del contratto nazionale multiservizi. Nel ricorso chiedeva, viceversa, di accertare il proprio diritto al quinto livello, o perlomeno al quarto. Accogliendo la domanda di inquadramento al quarto livello, il giudice sottolinea come la prestazione si inserisca in “una rete a protezione e supporto dei bambini affetti da handicap grave”. E chiarisce le mansioni degli Osa a scuola, in una cornice meno restrittiva. La circostanza che la lavoratrice “abbia operato a supporto dell’insegnante di sostegno  – si legge nella sentenza – non significa che si sia limitata a svolgere meramente materiali ed operativi”. Infatti, “per un verso, l’insegnante di sostegno si occupa esclusivamente della didattica, mentre la ricorrente oltre che a dedicarsi alla assistenza materiale, ha aiutato il bambino affetto da handicap o handicap grave ad imparare a stare a tavola, a lavarsi le mani, a stare in fila, ad occupare il banco riponendo il materiale necessario, lo ha sostenuto e accompagnato nell’utilizzo degli strumenti (pennelli, matite etc.) nei laboratori di pittura e teatro”. Dunque “non si è trattato di mero aiuto ma di aiuto all’apprendimento mediante insegnamento del ‘come” tutte queste attività, anche le più elementari, andavano svolte'”. Restano da valutare, in prospettiva, eventuali effetti a cascata di questa sentenza di primo grado. Napoli Servizi ha in organico 400 dipendenti destinati alla “linea scuola”, dei quali la metà sono Osa, tutti inquadrati nel terzo livello. L’altro 50% di lavoratori, con identico inquadramento, sono collaboratori scolastici, cui spetta invece l’assistenza ai bambini normo-dotati. “Finalmente  – esulta una nota dell’Usb Campania – è stata riconosciuta la professionalità, che ha visto coinvolti i circa 220 lavoratori del Welfare, dopo una estenuante lotta che ha alimentato discussioni animose, improduttive per il riconoscimento e il rispetto dei diritti degli Assistenti Specialistici Scolastici della Napoli Servizi”. Il sindacato, nel rivendicare la battaglia, considera la sentenza “importantissima”, perché “valorizza il ruolo e l’attività degli operatori che in questi anni hanno visto svilito, anche da parte delle istituzioni, il loro lavoro e non valorizzata la loro attività nell’ambito dell’assistenza ai disabili”.